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POLITICA

Come può cambiare da oggi il potere in Kenya

Attesa decisione Alta Corte che condizionerà le elezioni

20-08-2021 di Freddie del Curatolo

Oggi, venerdì 20 agosto, è un giorno molto importante per la politica keniana, a poco meno di un anno dalle elezioni nazionali la cui campagna, tra le restrizioni della pandemia che vietano comizi e raduni e i tentativi di cambiare la costituzione attraverso un referendum popolare, è più che iniziata.
Oggi per l’appunto l’Alta Corte del Kenya pronuncerà la sentenza di appello che riguarda la legittimità della cosiddetta BBI (Building Bridges Initiative), l’iniziativa bipartisan di Governo e opposizione per cambiare alcuni articoli della costituzione del paese, compresi quelli che definiscono l’attuale piramide del potere (LEGGI QUI COSA SI PROPONE LA BBI). Come chi ci segue ha già letto in passato, il tentativo del Presidente Uhuru Kenyatta è quello di aggiungere, facendo un parallelismo con l’Italia, alla figura del Presidente del Consiglio, che riunisce il sé anche i poteri del Presidente della Repubblica. In questo modo, dato che dopo il secondo mandato non può più presentarsi come leader del Governo, potrebbe cedere lo scettro del comando e ricoprire eventualmente la nuova figura di Presidente (LEGGI QUI COME POTREBBE CAMBIARE IL POTERE IN KENYA CON LA BBIhttps://malindikenya.net/it/articoli/notizie/ultime-notizie/la-situazione-in-kenya-tra-referendum-ed-elezioni.html).
Nel disegno di Kenyatta, esponente dell’etnia Kikuyu c’è anche la volontà di dare allo storico capo dell’opposizione, già sconfitto due volte alle elezioni, Raila Odinga (di etnia Luo), la possibilità a 77 anni (tanti ne avrà il prossimo agosto) di coronare il suo sogno di essere capo di Stato.
I due promotori della BBI hanno già incassato un primo “no” dalla Corte di Nairobi.
Oltre ai giudici che si esprimeranno oggi (Odinga ha già annunciato che non presenterà un terzo ricorso alla Corte Suprema) i due uomini politici più influenti del Kenya, devono difendersi dall’attuale Vicepresidente William Ruto che simboleggia il “nuovo che avanza” e che è stato in epoche diverse il delfino di entrambi. Ruto non solo non ha aderito all’idea della BBI ma, convinto di avere le sue chance come prossimo presidente, ha fondato un suo partito, l’UDA (United Democratic Alliance), portando con sé alcuni elementi della coalizione di governo Jubilee ed altri dal partito di opposizione ODM.
Come se non bastasse, gli ex alleati di Odinga, leader degli altri quattro schieramenti politici all’opposizione ed esponenti di altrettanti gruppi etnici, invece di seguire il leader per cui hanno fatto campagna elettorale nella scorsa tornata, hanno deciso di unirsi e presentare un proprio candidato alle elezioni, che potrebbero dunque essere le prime in Kenya con tre leader potenzialmente vincenti.
Musalia Mudavadi, sessantenne di etnia luhya (la seconda più numerosa del Kenya dopo i kikuyu) ed ex vicepresidente nel 2002 è fondatore del Movimento Amani (Pace), Moses Wetangula, della stessa tribù di Mudavadi e di 4 anni più anziano, è esponente del partito moderato Ford, Kalonzo Musyoka, 67 anni ed altro vicepresidente del Kenya (dal 2008 al 2013) rappresenta l’etnia Kamba e il Wiper Movement. Infine una new entry per le “stanze dei bottoni”, ma un nome importante: Gideon Moi, figlio del secondo presidente del Kenya Daniel Arap Moi e senatore di etnia Kalenjin, la stessa del Vicepresidente William Ruto.
Questi quattro esponenti di spicco della politica keniana hanno deciso di far valere il proprio peso di voti e strategie, formando a loro volta una nuova alleanza, chiamata OKA (One Kenya Alliance).
La mossa ha spiazzato non poco Raila Odinga, convinto di avere almeno i suoi due fedelissimi Mudavadi, Wetangula con sé (le regioni Luo e Luhya sono vicine e storicamente le due etnie sono “cugine”), ma anche Musyoka che dopo una carriera tra le fila della maggioranza, nelle ultime due tornate elettorali aveva affiancato Odinga.
Così non è e ora i “Quattro dell’OKA selvaggia” sembrano avere un buon portfolio di voti da portare in dote per far valere i propri diritti, per un’eventuale vicepresidenza.
In ogni caso le riunioni con Kenyatta e Odinga sono già iniziate ed in quella di giovedì scorso l’OKA si è riservata di dare indicazioni sulle loro intenzioni dopo la sentenza dell’Alta Corte di oggi. In caso di vittoria della BBI, infatti, le poltrone importanti sarebbero 6: Presidente della Repubblica con due vicepresidenti e Presidente del Consiglio con altri 2 vice. A regola ci sarebbe posto per tutti. Se però il tentativo di cambiare la costituzione venisse frustrato con una sentenza negativa anche in appello, i posti sarebbero solamente 2, con Kenyatta fuori dai giochi. A questo punto Raila Odinga, nella presunzione di portare a casa la maggior parte dei voti, potrebbe offrire ad uno solo dei quattro OKA la vicepresidenza.
In poche parole, da domani si aprirà ufficialmente la stagione pre-elettorale, tra strategie, trattative, compravendite, manovre sotterranee, sgarbi e tradimenti.
Con un terzo litigante che nessuno dei sei molossi della politica keniana vorrebbe veder godere.

TAGS: politica kenyaelezioni kenyaalleanze kenyabbi kenya

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