SANITA'
02-03-2020 di redazione
Il Kenya usa anche la telefonia cellulare per creare consapevolezza di cosa sia il Coronavirus e come prevenirlo, nel caso il contagio possa riguardare anche il Paese africano.
Nonostante non ci siano ancora casi conclamati né in Kenya né in tutte le Nazioni confinanti (l’unico caso nell’intera Africa subsahariana per ora riguarda un cittadino italiano in Nigeria), il Paese africano sta migliorando le sue istituzioni sanitarie e di sicurezza negli aeroporti per essere preparato, anche grazie agli aiuti da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Tra le misure preventive, c’è da segnalare anche l’iniziativa di Amref Health Africa, una delle organizzazioni no profit che si occupano di salute in Africa.
Ben sapendo che in Kenya quasi tutti utilizzano il telefonino smartphone (tra l’altro, con il servizio Mpesa è anche un veicolo di commercio, praticamente una banca personale) Amref ha creato un’applicazione che si chiama “Leap” in grado di diffondere messaggi con le informazioni necessarie riguardanti il coronavirus, per ridurre la disinformazione all’interno delle comunità locali, raggiungendo anche villaggi in aree remote dove non è facile trovare strutture sanitarie adeguate, e continui aggiornamenti al fine di migliorare la sorveglianza, la diagnosi anticipata e le cure, e monitorare la diffusione della malattia, qualora fosse necessario. Come riporta l’Agenzia AGI, agli operatori sanitari e ai volontari sanitari delle comunità locali vengono fornite indicazioni e dati sufficienti per poi poter identificare, isolare e riferire casi sospetti, oltre che per mantenere standard di sicurezza adeguati nei porti di ingresso e nelle aree ad alto rischio, per poter prevenire possibili trasmissioni.
“Leap” è considerata una soluzione efficace di apprendimento mobile per la formazione degli operatori sanitari e volontari delle comunità, che utilizza la tecnologia audio e Sms per responsabilizzare, sensibilizzare o formare personale sanitario, consentendo a ogni individuo di apprendere al proprio ritmo, con i propri dispositivi mobili e all’interno delle proprie comunità. Leap semplifica l’accesso alla formazione di qualità. Il sistema è già sperimentato, dal 2016 ad oggi, attraverso questo sistema, sono stati formati 35mila studenti in oltre 30 contee del Kenya. Complessivamente oltre 64mila studenti sono stati iscritti su Leap. Uno strumento agile, anche, per raggiungere persone e volontari sanitari in zone remote e isolate. Persone che altrimenti – viste le distanze – avrebbero difficoltà ad accedere a una formazione adeguata.
La sfida principale, di fronte a questo nuovo virus, è proprio il contenimento. Più sono capillari le informazioni, e a disposizione del maggior numero di persone, più diventa efficace la prevenzione.
Sempre l’AGI riferisce che secondo l’Onu, il continente africano ospita solo il 3 per cento del personale medico mondiale, nonostante sopporti oltre il 24 per cento del carico globale di malattie. La media italiana è di circa 376 medici ogni 100mila abitanti, in Africa la media è di 4,5 medici ogni 100mila abitanti. E, nonostante la debolezza del sistema, l’accesso all’assistenza sanitaria è limitato dalla capacità di pagamento dell’individuo.
In Kenya una percentuale enorme di famiglie povere non può permettersi l’assistenza sanitaria. Circa 4 keniani su 5 non hanno accesso all’assicurazione medica, con l’inevitabile esclusione di una fetta importante della popolazione dai servizi sanitari di qualità. Uno scenario replicabile in tutta l’Africa subsahariana. Insomma se paghi vieni curato. Le malattie infettive, infatti, sono la causa del 40 per cento dei decessi nei Paesi in via di sviluppo, l’1 per cento in quelli industrializzati.
Secondo uno studio pubblicato il 19 febbraio su Lancet – la rivista internazionale più influente nel settore della medicina – il 74 per cento dei Paesi africani ha un piano di preparazione alla pandemia influenzale, tuttavia, la maggior parte di questi piani è obsoleta e considerata inadeguata ad affrontare una pandemia globale. Per questi motivi, i Centri per il controllo e la prevenzione delle malattie infettive (Centres for Disease Control and Prevention, o CDC) nel continente africano si stanno mobilitando per fare in modo che il 90 per cento dei Paesi africani sia ben equipaggiato per testare accuratamente COVID-19. Infatti, la disponibilità di test diagnostici è una delle basi per fermare il contagio. Facendo riferimento agli ultimi aggiornamenti dei CDC africani, sono oltre 15 i Paesi che dispongono di kit, e circa 10 quelli che ne entreranno in possesso a breve.
Visto il quadro anche l’utilizzo di un semplice telefonino può diventare determinante per affrontare una possibile epidemia.
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