In questi 56 giorni ne abbiamo viste ed ascoltate di tutte, ma finalmente il più lungo sciopero dei medici nella storia del Kenya è finito.
Lo ha annunciato poco fa il ministero della Salute sulla sua pagina X, inserendo il video della firma tra i rappresentanti del sindacato KMPDU (Kenya Medics Pratictioners Dentist Union) e i funzionari del governo keniota.
I medici avevano incrociato le braccia lo scorso 12 marzo, chiedendo un adeguamento del contratto collettivo di lavoro che risale ormai al 2017 e non ha mai tenuto conto dell'inflazione galoppante nel paese. In più era stata sollevata la questione di un migliaio di specializzandi a cui da oltre un anno era stata promessa l'assunzione con uno stipendio in sintonia con le loro professionalità.
Il tirammolla è stato estenuante e ha avuto anche toni aspri, distanze che sembravano incolmabili e soprattutto si è riversato sulla povera gente.
Chi vive al confine con Tanzania e Uganda, ha dovuto varcare la frontiera per farsi curare in strutture economiche, mentre molte cliniche private hanno ridotto le loro tariffe per poter accogliere la cosiddetta classe media. 
Alcuni ospedali di missioni o nati con presupposti sociali, come il Ruaraka Neema della Ong italiana World Friends, hanno dovuto fare gli straordinari per salvare vite e curare gli indigenti. Alcuni medici in sciopero, invece, hanno fornito cure private ai pazienti che erano soliti recarsi nel loro ospedale, mentre molti ospedali privati che usufruivano delle prestazioni di medici che lavorano anche nel pubblico ed hanno scioperato, si sono trovati in difficoltà ma spesso hanno raggiunto un accordo economico con i loro collaboratori.
Tutto questo nel mezzo di una grande emergenza come quella dell'alluvione e relative inondazioni, che hanno fatto più di 250 vittime ufficiali e per cui ancora si segnala la presenza di decine di persone ricoverate nelle strutture sanitarie pubbliche in gravi condizioni.
Da domani, si spera, tutto andrà meglio. Cioè, a livello di sanità pubblica, in maniera difficoltosa come prima dello sciopero.