EDITORIALE
23-01-2023 di Freddie del Curatolo
Il Governo della Contea di Kilifi, dopo aver sentito tutte le autorità locali, ha dato la sua sentenza definitiva sull’incidente della barca da escursioni di Watamu, che sabato mattina si è ribaltata causando la morte ufficiale di 3 persone, cittadini keniani, e quella praticamente certa di una quarta, un bimbo di otto anni, che risulta ancora disperso.
“L’imbarcazione si è ribaltata a causa del sovraccarico di passeggeri e per le condizioni del mare” dice la Kilifi County in un comunicato rilasciato ai media.
Vale a dire che 30 passeggeri sono troppi per quel tipo di barche da “safari marino” (in realtà erano 29, 13 italiani e 16 keniani, ma sono stati contati anche i membri dello staff della barca, che solitamente sono almeno tre? E altri accompagnatori e “beach boys” che sarebbero saliti su altri natanti per aiutare i turisti? Non a caso i primi testimoni hanno parlato di una quarantina di persone). Chiaramente chi organizza e gestisce le barche, così come avviene con i bus ed altri mezzi su terra, tende ad accogliere più persone paganti possibili, fidando comunque sulle statistiche (non succede mai niente). Su questo tipo di barche in realtà, secondo gli esperti, non potrebbero essere accomodate più di 12-15 persone, ovvero quelle che possono stare sedute nei posti assegnati.
Alle considerazioni finali della Contea, noi aggiungeremmo che vi sono due cattivissime abitudini da parte dei proprietari o gestori delle imbarcazioni che si spingono oltre la barriera corallina: la prima è quella di far accomodare i turisti sul tetto delle stesse, tetto che è stato costruito per fare ombra ai passeggeri ma che di fatto, con l’aggiunta di una scaletta, da sempre viene utilizzato come “prendisole” e come osservatorio speciale all’aria aperta. Chi siede sul tetto, di fatto, modifica il baricentro della stessa e causa lo spostamento della linea di galleggiamento, rendendola più insicura rispetto a come è stata progettata.
Figuriamoci con condizioni di mare e di vento come quelle di sabato scorso.
In secondo luogo. È IMPENSABILE che sulle imbarcazioni non vi siano giubbotti salvagente per tutti e che chi non sa nuotare non sia obbligato ad indossarli appena salito in barca. Non a caso i deceduti sono bambini o donne che non erano avvezze all’acqua alta.
"Aumenteremo i controllori della spiaggia per garantire il rispetto della sicurezza e assicurare una risposta tempestiva alle emergenze e agli incidenti. Collaboreremo anche con la Kenya Marine Authority per formare un maggior numero di personale di sicurezza e risposta alle emergenze" scrive la Contea.
Quante volte abbiamo letto parole come queste dopo ogni incidente. Speriamo che questa volta un governatore così sensibile ed avvezzo al turismo e ai suoi problemi, le trasformi in fatti.
Basta un semplice controllo alla partenza delle barche e già si ridurrebbe in maniera fondamentale il rischio di questi incidenti, che per fortuna sulla costa sono rarissimi (durante questo periodo estivo, uno a Mombasa che ha causato sei morti e questo di Watamu).
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