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Governo di larghe intese, 4 keniani su 5 lo bocciano

Ma Ruto in questo momento rimane l'unico in grado di risollevare il Paese

23-08-2024 di Freddie del Curatolo

Quattro keniani su cinque bocciano il nuovo governo “di larghe intese” voluto dal presidente Ruto, nel rimpasto resosi necessario per cercare di placare le proteste dei giovani nel Paese, ed in particolare a Nairobi. Com’è noto, dopo l’assalto al parlamento dello scorso giugno da parte degli attivisti della Generazione Z (con molti infiltrati scesi in piazza solo per fare casino, Ruto aveva deciso di ritirare la controversa legge finanziaria 2025 che era stata contestata soprattutto per nuove tasse che incombevano sulla povera gente, come le accise sul pane e sull’olio, che ne avrebbero fatto lievitare i prezzi fino al 25%.
Ai giovani non è bastato lo sforzo non firmare la legge, sono scesi in piazza ogni settimana fino allo scorso 8 agosto per chiedere le dimissioni del presidente che, dopo aver sciolto quasi per intero il suo gabinetto, ha richiamato molti ministri del vecchio governo, qualche nuovo esponente della sua coalizione ma anche 4 membri dell’opposizione. Mossa non gradita ai giovani e, come sembra dal sondaggio d'opinione condotto da Politrack Africa, anche dalla stragrande maggioranza dei kenioti. Infatti l’81% degli intervistati, un campione consistente (quasi 12 mila persone, che equivarrebbe ad un margine d’errore del 3%) preso in tutte le 47 contee del Paese, è contrario a questo nuovo governo, mentre solo il 18,1% lo sostiene.
I dubbi sono relativi soprattutto al timore del reinserimento, già ventilato, di alcune delle tasse previste dalla finanziaria cancellata. Non a caso il nuovo ministro del Tesoro ha dichiarato che potrebbe prendere in esame di introdurre l’ecotassa sui prodotti non biodegradabili d’importazione, compresi assorbenti e pannolini. Ma c’è chi mormora che un governo di larghe intese porterà ad una maggioranza parlamentare in grado di reintrodurre completamente la finanziaria sospesa. Anche in considerazione che quella precedente, dichiarata incostituzionale in un primo tempo, anche se in ritardo, dalla Corte di Nairobi, in appello è stata riapprovata.  E’ vero che da qualche parte i soldi per mitigare l’importante debito pubblico devono essere presi, per evitare di piegarsi ancor più alle istituzioni monetarie internazionali e ai Paesi creditori, ma ci si attendono anche risposte serie al cancro della corruzione, che brucia ogni giorno milioni di dollari. Un’idea preoccupante arriva da Hassan Joho, ex governatore di Mombasa e neo ministro delle risorse minerarie: iniziare a scavare sotto il Paese, che è ricco di oro e terre rare, mettendo paletti a chi lo fa in maniera pseudo-clandestina. Anche Joho, però, è sotto la lente degli attivisti, che hanno annunciato di presentare una petizione per chiedere l’incostituzionalità della sua carica.
Direi che in questo periodo, in Kenya, non ci si annoia. La speranza è quella di trovare vie d’uscita condivise da tutti. Sondaggi a parte, non resta che confidare nella sagacia già dimostrata più volte in passato da William Ruto.

TAGS: governolarghe intesesondaggio

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