Sono arrivate le grandi piogge in gran parte del Kenya. Nei giorni scorsi hanno interessato anche la fascia costiera e non solo le regioni centrali, la Rift Valley e il bacino del Lago Vittoria.
Ma c’è una differenza che si va consolidando da un po’ di anni a questa parte: il fenomeno monsonico non è più costante e lineare con precipitazioni quotidiane per circa un mese e mezzo, con un inizio ad aprile in cui piove specialmente di notte e un momento successivo intensissimo alla fine dello stesso mese con più continuità. Per assistere poi solitamente ad un proseguimento a maggio con code particolarmente sulla costa anche a giugno.
I cambiamenti climatici hanno anche interessato l’equatore e ora si sta andando verso una dinamica più simile a quella dei Paesi occidentali. Piogge torrenziali improvvise, che possono durare qualche ora, e repentine schiarite, per poi riprendere con un ritmo irregolare, magari anche con giornate intere senza acqua e poi riprese violente.
Questo da una parte è un toccasana per la natura, dall’altra può portare a inondazioni e disastri, tenendo conto soprattutto delle condizioni di strade, ponti, bacini artificiali ed interi quartieri costruiti senza le dovute precauzioni, né sfoghi idrici adeguati.
Così al primo giorno di alluvioni nella capitale Nairobi, nelle baraccopoli e nelle zone povere della periferia si sono registrati centinaia di sfollati, con case spazzate via dalla furia di rigagnoli divenuti torrenti in piena e pozze trasformatesi in laghi. Lunedì scorso nello slum di Mathare il crollo di un muro di contenimento ha ucciso una madre e suo figlio, più una terza persona.
Naturale, come ogni anno, attenderci che il triste conteggio possa aumentare di giorno in giorno.
Nell’entroterra di Malindi inizia a salire ad esempio l’apprensione per il livello del fiume Galana, più a nord è invece il Tana River a preoccupare.
I meteorologi hanno dato condizioni di alta intabilità e piogge in deciso aumento nel fine settimana, fino a martedì prossimo.