In Kenya una vera e propria “emergenza pandemia” non si è mai verificata, ma ad oggi si teme che tutto questo sia stato dovuto soprattutto alla tempestiva chiusura del Paese il 25 marzo scorso, solo 10 giorni dopo i primi casi di Covid-19 nel Paese. Lockdown di cinque regioni e coprifuoco, chiusura di hotel e ristoranti per due mesi e dei bar fino allo scorso 28 settembre e ancora adesso un coprifuoco dalle 10 di sera alle 4.
Nonostante questo con la riapertura di alcune scuole e dei bar, i casi sono tornati a salire.
Non si tratta di cariche virali forti, ma da quello che riferiscono molti medici keniani, l’asintomaticità è scesa dal 93% all’80% in pochi giorni e questo è sicuramente un dato preoccupante.
Significa che ora un cittadino su 5 in Kenya non sta tanto bene quando contrae il virus.
Per quanto riguarda i “freddi” numeri, il Kenya venerdì 16 ottobre ha registrato 437 casi positivi di Covid-19 nelle 24 ore precedenti, che hanno portato mentre il totale del paese a 43.580 contagi.
I tamponi analizzati sono stati analizzati 4.311, la percentuale quindi si attesta attorno al 10%.
Dei casi positivi, 430 sono keniani e 7 stranieri. 253 sono di sesso maschile e 184 sono donne, mentre il caso più giovane è un neonato di quattro mesi e il più vecchio ha 95 anni.
Allo stesso tempo, 140 pazienti sono stati dimessi, di cui 72 dal programma di assistenza domiciliare e 68 dagli ospedali di tutto il Paese, portando il numero totale delle guarigioni a 31.648.
Purtroppo, otto pazienti hanno perso la vita a causa della malattia, portando il numero totale dei decessi a 813.
Nella distribuzione dei casi nelle Contee, Nairobi guida con 136 casi, seguita da Nakuru con 66, e Kilifi 29 di cui 25 nel sub-distretto di Magarini.