Anche il Kenya, come tutto il mondo, piange la morte di Papa Francesco.
Il ricordo, per decine di migliaia di keniani, torna a poco meno di dieci anni fa, al 25 novembre 2015 quando avvenne la storica visita in Kenya del Pontefice.
Furono due giorni intensissimi, tra incontri con le autorità, una missione interreligiosa e una messa nel campus universitario, sotto una forte pioggia, che non aveva demotivato migliaia di studenti.
Uno dei momenti più toccanti fu la visita di Bergoglio nel quartiere povero di Kangemi, dove incontrò i diseredati dello slum, prima di intrattenersi con i giovani nello stadio Kasarani ed infine essere ricevuto dai vescovi del Paese. Il governo del Kenya aveva dichiarato la seconda giornata, festa nazionale, con uffici pubblici, negozi e scuole che erano rimasti chiusi.

Nei suoi discorsi, il Pontefice aveva ricordato come la corruzione sia una piaga che condiziona e si collega a tutte le altre negatività del genere umano: dalla guerra alla fame, dalla violenza al terrorismo.
Papa Francesco si era scagliato poderosamente contro chi in Africa fa della fede un caposaldo e combatte battaglie sotto questa bandiera.
Un aneddoto sulla sua umanità e simpatia ci venne raccontato dal Vescovo di Maralal, Virgilio Pante. Nel maggio dello stesso anni, in Vaticano, Pante aveva fatto dono di una mitria speciale, portata dalla regione del Samburu.
“Santo Padre, lei ha detto che un pastore deve odorare di pecora, allora le ho portato questo dono dalla mia terra. Provi ad annusare” gli disse Pante, con la sua proverbiale arguzie e spontaneità.
Il Papa ringraziò, avvicinò il naso al copricapo ed esclamò: “Ma questa non è pecora!”
Il Vescovo replicò prontamente.
“Ha ragione, Pontefice, infatti, è di pelle di capra del Samburu”
In quel novembre del 2015, a Nairobi: ad attendere Jorge Mario Bergoglio all’aeroporto Jomo Kenyatta erano presenti in parata tutti i vescovi del Kenya.
Quando il Papa si avvicinò a Monsignor Pante, parve riconoscerlo.
“Santo Padre, ha forse dimenticato il mio regalo di qualche mese fa?”
“Certo che no…e domani lo indosserò per la Santa Messa”
Pante gli battè una mano sulla spalla, come si fa con i vecchi amici.
“Bravo, promosso!”
Anche questo era Papa Francesco.