Ambiente

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Un'altra iniziativa italiana per il Nairobi National Park

Il ranger onorario Elisabetta Levis porta le donne masai nel parco

05-04-2022 di Freddie del Curatolo

Il Nairobi National Park, che alcuni mesi fa ha festeggiato 75 anni di attività come riserva nazionale naturalistica del Kenya, è una delle peculiarità da proteggere ed ha una sua unicità preziosa: è l’unico habitat di animali selvatici in libertà al mondo all’interno di una metropoli.
Abbiamo già parlato delle associazioni che si adoperano per la conservazione di questo piccolo ma significativo patrimonio e dei ranger onorari italiani che ne seguono passo passo le vicissitudini, le problematiche e l’adattamento alle esigenze dell’epoca moderna e della crescita esponenziale di Nairobi.
Da questo punto di vista è importantissimo il coinvolgimento della popolazione locale che vive a diretto contatto con il parco e abita a suoi margini.
Lo scorso 19 marzo noi di Malindikenya.net eravamo all’interno del parco, incontrando l’associazione Friends of NNP e il gruppo T3 Kenya, che si occupano tra l’altro di organizzare Clean Up per ripulire le aree del parco a ridosso della fascia urbana e di sensibilizzare la popolazione limitrofa sul riciclo dei rifiuti che altrimenti, inesorabilmente, vengono spinti all’interno, inquinando i luoghi dove ogni tipo di animale del parco può venirne in contatto.
Abbiamo anche potuto verificare l’ottimo lavoro promosso da un gruppo di conservazionisti e amanti della natura, tra cui quattro ranger onorari italiani del KWS, Olga Ercolano, Massimo Vallarin, Annabella Francescon ed Elisabetta Levis, che hanno raccolto fondi per costruire una barriera di piante tra il parco e la nuova tangenziale, il Southern Bypass e proteggere in questo modo gli animali selvatici e la natura di questo storico polmone e punto di riferimento per residenti e turisti nella capitale.
In questi giorni, alle lodevoli attività portate avanti, si è aggiunta l’iniziativa di Elisabetta Levis, che oltre ad essere Honorary Warden del KWS e guida professionista di safari, è cofondatrice dell’Associazione Italiana Esperti d’Africa (AIEA).
Elisabetta ha accompagnato in safari con un bus, nel Parco Nazionale di Nairobi, 60 donne Maasai che vivono nelle aree limitrofe al parco.
“Donne che non hanno ovviamente mai avuto la fortuna di visitare il parco dall’interno – racconta Elisabetta - Questo educational, è servito a mostrare loro la meravigliosa Natura del loro Paese con i suoi animali selvatici ma sotto un altro punto di vista; quello della conservazione e non quello del pericolo incombente su di loro e sul loro bestiame. Come sapete, in Kenya il principale motivo del bracconaggio non è quello lucrativo bensì quello dovuto al conflitto tra uomo e animale”.
E’ un problema che riguarda in particolar modo le zone a ridosso di tutti i parchi e le riserve nazionali, in quanto le comunità locali, con le coltivazioni e gli allevamenti, premono e spesso invadono o si avvicinano troppo alle aree adibite alla vita selvatica.
“Purtroppo a volte sono gli esseri umani a diventare vittime di questo conflitto – spiega Elisabetta - ma, molto più spesso, chi ne fa le spese con la vita sono gli elefanti che vengono uccisi con lance e frecce dai coltivatori e i leoni che vengono avvelenati dagli allevatori.
Il KWS, da anni sta facendo molti sforzi per educare le comunità che vivono in queste aree e, il Parco Nazionale di Nairobi, è una di queste aree dove l’equilibrio tra uomini e animali è molto fragile Così come è importante portare i bambini delle scuole in safari per parlare di conservazione, altrettanto importante è portare le donne e gli anziani, che sono quelli che, a loro volta, contribuiranno insieme all’istruzione, ad educare i giovani”.
Un’iniziativa intelligente e mirata che attraverso il coinvolgimento diretto e la cultura dell’ambiente crea quella consapevolezza che deve partire dai basamenti della nostra società, anche perché non sempre dai piani alti arrivano segnali altrettanto lusinghieri, come evidenzia il caso della linea ferroviaria Nairobi-Kampala che taglia in due il parco e lo deprime non solo esteticamente. Avanti così, ed è bello vedere spesso gli italiani in prima linea per la salvaguardia della bellezza di questo paese.

TAGS: nairobi parkhonorary warden

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