AMICI TSAVO
04-05-2019 di Giovanna Grampa
Mi chiamo Punda e da qualche mese sono l’asino più felice del Kenya perché vivo nel parco dello Tsavo e più precisamente nella piana di Ndara al confine con la strada Mombasa-Nairobi.
Ogni giorno mangio erbe appetitose e bevo in un laghetto, alimentato da una pala eolica, acqua fresca e non stagnante.
E in questo periodo di siccità, credetemi, è un vero lusso.
Trovate strano vedere un asino nel parco in mezzo ad un branco di zebre?
Sono d'accordo!
E’ davvero singolare ma questa nuova vita me la sono proprio scelta.
Fino a poco tempo fa avevo un padrone, un uomo malvagio, che mi faceva lavorare duramente tutto il giorno.
Ho portato carichi pesanti sul mio groppone: bidoni di acqua, legname, mattoni e persone.
Ho trascinato carretti così pesanti da piegare le mie zampe per lo sforzo.
Per non parlare delle frustate.
Quale animale lavorerebbe in condizioni disastrose, facendosi maltrattare senza reagire?
Poi un giorno sulla strada Mombasa-Nairobi ho visto delle zebre brucare l’erba sul ciglio dello sterrato, serene e per niente stressate. §
Mi sono detto “Però, furbi questi miei simili, devono essersi dipinti in bianco e nero per sfuggire allo sfruttamento umano e, libero dai miei pesi, ho preso il coraggio a quattro zampe e, incuriosito, ho seguito quegli asini a strisce che beati si incamminavano verso la savana.
Che paradiso ho trovato! Gli animali nel parco sono liberi, decidono della loro vita, si incontrano, si spostano senza che nessuno gli dica niente.
Non pensavo proprio che ci fosse così tanta civiltà in savana: alle pozze gli erbivori si abbeverano tutti in fila, mangiano in compagnia, si difendono tra loro.
Le mie amiche zebre, con le quali mi sono integrato alla perfezione, mi hanno insegnato i trucchi del mestiere per evitare i carnivori, sempre affamati e voraci e insieme abbiamo deciso i turni di sorveglianza di giorno e di notte.
Bisogna stare sempre allerta, ma che meraviglia!
Forse voi non sapete che la vita degli asini in Kenya ultimamente è a rischio ancora una volta per colpa dei cinesi.
Si sono inventati che bollendo la pelle d’asino si ottiene un elisir molto costoso usato nella medicina tradizionale come farmaco anti-invecchiamento e per aumentare la libido sessuale. Dopo l’avorio e i corni di rinoceronte ora, è il caso di dirlo, fanno soldi sulla nostra pelle.
Ci chiamano addirittura l’avorio del terzo millennio.
Per non parlare dei Maasai che vendono gli asini per pagare le tasse scolastiche dei loro figli anziché vendere le mucche o le capre.
Ho perso tanti amici in questa strage degli innocenti e di questo passo la nostra razza, in pochi decenni si estinguerà.
Purtroppo in Kenya la commercializzazione della pelle d’asino è legale, mentre in Tanzania o Botswana da tempo è proibita.
E pensare che noi asini siamo considerati nell’immaginario collettivo animali stupidi, ignoranti ma voi uomini siete così intelligenti da credere ancora che un gel o un corno polverizzato possano essere farmaci miracolosi che risolvano i vostri problemi?
Io di sicuro non voglio fare questa fine e finire in un vasetto di gel per cinesi: preferisco giocarmela alla pari semmai con un bel leone.
E poi, come dite voi umani:” Meglio un giorno da leone che cento da pecora!”
Anzi, vi diro’ di più. Appena mi capita l’occasione mi accoppio con una bella zebra tutta curve e mettiamo al mondo un ibrido che la scienza chiama zedonk con le zampe a strisce e il dorso marrone.
Ne ho già adocchiata qualcuna che mi piace veramente. Il piccolo nascituro sarà così raro che verranno da tutto il mondo per vederlo e lo Tsavo aumenterà il suo prestigio grazie alla mia prole.
Il mio meticcio, secondo le leggi della genetica, sarà sterile, ma per me non sarà difficile trovare altre belle zebre consenzienti per ulteriori nascite, né avrò bisogno di creme “particolari”, tanto per intenderci.
Sono un bel maschio giovane e possente e in perfetta salute.
Ho sentito dire che nella zona del lago di Naivasha delle asine si sono accoppiate con stalloni zebrati e sono nati degli zonkey.
Un esemplare è ospitato anche a Nairobi e si può vedere al Safari Walking…ma sono animali già visti!
Il mio zedonk sarà bello come il sole e felice di essere fotografato dai turisti che visiteranno il parco dello Tsavo.
Anch’io, come avete visto, mi sono fatto fotografare con piacere ma, vi prego, non diffondete al mondo la notizia della mia nuova vita.
Qualcuno potrebbe rapirmi e vendermi e allora finirei veramente come crema da spalmare sulla pelle di qualche cinese credulone.
E se fino adesso ci avete considerati l’emblema della stupidità, penso sia giunto il momento di ricredervi.
Via la libertà, viva la savana.
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