E’ uno dei laghi più piccoli e meno conosciuti del Kenya, ma i suoi sedimenti sono in grado di fornire preziosissime informazioni sulla storia della Terra, sulla sua evoluzione geologica e climatica, e fornire elementi importantissime per gli scienziati su 150 mila anni di variazioni del campo magnetico terreste.
Si tratta del Lago Chala, una piccola gemma ancora poco contaminata in territorio keniano a pochi chilometri dal confine con la Tanzania e dalle pendici del monte Kilimangiaro.
Situato tra la cittadina di Taveta e quella di Loitokitok, il Chala è un cratere di quattro chilometri di diametro circondato dal verde. Molto profondo e straordinariamente blu, presenta un paesaggio di una bellezza ammaliante, completamente insospettabile dalle pianure sottostanti.
Il Chala è frequentato unicamente da alcuni pescatori amichevoli nei loro rifugi ed è spiritualmente significativo, con storie di mostri lacustri che fanno parte del folklore locale.
Dall'orlo del cratere alto 100 metri, c'è una ripida discesa verso il lago e nel tragitto si possono avvistare lucertole di varie specie, babbuini e scimmie e, se si è fortunati, dik-dik e bushbaby.
Ottimo luogo per il birdwatching, la lista degli uccelli conta più di 250 specie, compresi i falchi pellegrini, che nidificano nelle pareti rocciose del Chala.
Il lago viene riempito e prosciugato da corsi d'acqua sotterranei alimentati dalle acque che scorrono nella zona del Kilimanjaro.
E’ stata la rivista 'Geochemistry, Geophysics, Geosystems' dall'Università di Lancaster, in Gran Bretagna, a pubblicare gli studi, realizzati insieme all'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia e all'Università di Gent in Belgio.
Dopo una serie di progetti di perforazione nell’ambito di un programma internazionale, analizzando i 129 metri di sedimenti estratti, i ricercatori hanno potuto ricostruire la storia del campo magnetico terrestre nella regione.
"Grazie a questo studio, abbiamo ottenuto un quadro dettagliato delle variazioni del campo magnetico in una zona cruciale per la storia dell'evoluzione umana - ha spiegato Anita Di Chiara, ricercatrice italiana dell’istituto belga, come riporta l'ANSA - L'Africa orientale è considerata una delle aree da cui gli ominidi si sono allontanati per popolare il resto del mondo, forse proprio a causa di eventi climatici estremi". Secondo la ricercatrice i risultati della ricerca non solo migliorano la comprensione degli studiosi sull’evoluzione della terra, ma forniscono ma forniscono anche una base metodologica per futuri studi in altre regioni equatoriali e dell'emisfero sud.