La costa del Kenya, grazie soprattutto agli exploit di Watamu, Kilifi e Lamu, sta registrando un afflusso di turisti migliore dell’anno passato. Secondo le dichiarazioni degli esponenti delle associazioni di categoria, la stagione invernale sta avendo una buona “coda” dopo la classica abbuffata di presenze delle feste di Natale e Capodanno.

A livello numerico, due sono i dati che saltano all’occhio, secondo quanto abbiamo personalmente raccolto dagli operatori del settore turistico costiero: l’aumento dell’afflusso di viaggiatori sui voli charter, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, e il ritorno dei vacanzieri che “giocano in casa”, ovvero dei keniani e degli africani delle nazioni vicine, che non hanno sbocco sul mare.
Dopo il blocco forzato della pandemia con l’obbligo di non uscire dal paese, i keniani in particolare l’anno scorso erano tornati a fare le loro vacanze all’estero, scegliendo mete come Dubai, Sudafrica e perfino la vicina Zanzibar, oltre che le città europee.
 

Quest’anno però la crisi dello scellino ha un po’ frenato le loro smanie esterofile e li ha riportati nelle mete a loro vicine. Ne ha beneficiato perfino una località che veniva data per “turisticamente in declino” come Malindi, ma soprattutto la classe medio-alta di Nairobi ha definitivamente consacrato Watamu e Lamu come mete predilette, mentre i giovani stanno scegliendo Kilifi ma continuano anche a frequentare l’eterna Diani, meta di sportivi ed artisti.

L’importante, ed è quello che sperano hotelier e ristoratori, ma anche organizzatori di safari e chi affitta case, o fornisce servizio di bed & breakfast, è che si ritorni ad avere la “stagione lunga” come quella del 2021 che fu interrotta bruscamente ai primi di marzo dall’arrivo del Covid-19 anche in Africa.
Quest’anno la Pasqua, che spesso segna il termine della stagione turistica, anche per la quasi contemporaneità con il periodo delle grandi piogge, è come si suol dire “bassa”, quindi a fine marzo si potrebbe concludere l’attività turistica “di massa”, quasi certamente quella dei voli charter.

Chi ricorda i bei tempi degli anni Novanta, quando oltretutto Watamu era conosciuta da pochissimi, in Kenya come all’estero, ad aprile chi lavorava nell’ospitalità sulla costa andava in letargo, ma con le tasche belle piene, per poi rituffarsi nel lavoro a metà luglio.
Certo, scenari e attrattive sono completamente cambiati, ma questi piccoli miglioramenti di presenze e di gradimento, sono incoraggianti, specie per chi crede ancora nella destinazione e per chi vuole investire.