EDITORIALE
10-02-2025 di Freddie del Curatolo
Il congelamento totale annunciato e messo in pratica dall’oggi al domani da Donald Trump riguardo agli aiuti esteri dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (Usaid), sta creando scompiglio in tutti i Paesi in via di sviluppo del mondo e specialmente in Africa.
Per quanto riguarda il Kenya, dopo quasi tre settimane dalla decisione di Trump e del suo governo, nonostante il segretario di Stato, Marco Rubio abbia posto alcune deroghe per l’assistenza umanitaria d’emergenza, le istituzioni e diverse organizzazioni non governative locali hanno lanciato l’allarme, specialmente per quanto riguarda il campo della sanità.
Sicuramente ci sono motivazioni di fondo non sbagliate, nella scelta di un decisionista, provocatore e spavaldo stratega come Trump, conoscendo anche gli sprechi e i vari passaggi delle donazioni, che lasciano per strada sempre troppe risorse.
Ma è anche vero che stoppare da un giorno all’altro un sistema, compresi tanti progetti ed iniziative in essere, bloccare mail, tagliare ponti e lasciare senza ossigeno anche chi lavora per il bene delle popolazioni e non dei governi, è molto pericoloso. Gli stessi operatori umanitari e funzionari delle Nazioni Unite hanno dichiarato che le deroghe hanno suscitato una diffusa confusione, insieme al timore che i finanziamenti statunitensi non sarebbero mai stati ripristinati.
In Kenya, i primi a protestare sono stati i vertici dell’azienda governativa per la fornitura di farmaci, la KEMSA. L’azienda ha avvertito che il blocco di Usaid ha sospeso la fornitura delle medicine e delle terapie anti-AIDS e HIV. Considerato che in Kenya gli aiuti riguardano la salute e spesso anche la vita di 1 milione e mezzo di cittadini, la preoccupazione è evidente. Le scorte di antiretrovirali resisteranno ancora qualche mese e non è chiaro sapere se questi aiuti rappresentino le famose “disposizioni d’emergenza umanitaria” di cui ha accennato Rubio. Secondo il direttore della KEMSA, Wago Ejersa, questa decisione potrebbe pesare sulle esistenze di migliaia di persone la cui vita dipende da cure che altrimenti non potrebbero permettersi.
Non solo HIV. C’è preoccupazione anche per la malaria. In questo caso, sono bambini e neonati a preoccupare. Non si tratta solo di forniture di farmaci, ma soprattutto di zanzariere trattate, che hanno salvato negli ultimi anni migliaia di vite, perché spesso gli ospedali pubblici non ne sono provvisti ed è anche lì che paradossalmente c’è il più alto rischio per madri e bambini, oltre che per persone vulnerabili.
Gli aiuti prevedono anche insetticidi e il Kenya, come il Ghana, hanno già protestato per il blocco di queste forniture. Un promemoria dell'Usaid, visionato dall’agenzia stampa Reuters, afferma che le “attività salvavita” per affrontare la malaria, la tubercolosi e altre malattie e condizioni sarebbero state esentate dal congelamento. Ma di fatto le campagne per proteggere milioni di persone sono rimaste in sospeso mentre gli operatori umanitari hanno chiesto chiarimenti su quando sarebbero ripresi i finanziamenti e i programmi specifici. Per adesso da Washington non trapela nulla di quanto non sia stato reso noto, ovvero che i rubinetti sono stati chiusi.
Questo comporta anche il lavoro di migliaia di persone. A Makueni un’azienda che lavorava con Usaid ha lasciato a casa 260 dipendenti locali, ed altre organizzazioni si trovano in un limbo per il quale non sanno quando potranno riprendere le attività con la stessa efficacia e soprattutto con stipendi per tutti.
Tra colleghi giornalisti d’Africa, si diceva qualche giorno fa, scherzando ma nemmeno troppo, che molti altri progetti, specialmente edilizi, probabilmente nei prossimi mesi rallenteranno e si fermeranno. Così come qualche dirigente, funzionario ed intermediario, rivedrà verso il basso le sue aspettative e magari venderà il Suv fiammante per tornare alla berlina sgangherata. A meno che Elon Musk o qualche altro semidio non trovi un altro sistema per continuare a far del bene e contemporaneamente foraggiare la classe medio-alta che è quella che compra e spende, oltre a navigare su X e mettersi Starlink in casa.
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