La Banca centrale del Kenya (CBK) ha rivelato nei giorni scorsi che lo scellino keniota dovrebbe rimanere stabile rispetto al dollaro nei prossimi due mesi, mentre gli esperti economisti hanno espresso timori sul fatto che possa rimanere la “valuta globale” per il commercio, dopo che è sceso al minimo degli ultimi tre anni rispetto all'euro, suscitando nuove preoccupazioni sulle politiche commerciali irregolari del presidente Donald Trump.
Momento quindi positivo per chi arriva dall’Europa e non è più portato a cambiare l’euro in dollari per poter viaggiare con più “pesantezza” al cambio nei Paesi africani. Infatti la valuta keniana ha perso terreno rispetto allo yen giapponese e all'euro.
Specialmente lo scellino che dall’inizio dell’anno ha sempre tenuto la moneta americana sulla soglia dei 130 scellini per un dollaro, mentre l’euro, che aveva anche raggiunto quota 133, è ora tornato a 142, e potrebbe rimanerci ancora, se la politica dei dazi americani (che oltretutto ha colpito solo di striscio il Kenya) non dovesse avere gli effetti sperati dall’amministrazione Trump, mostrando indifferenza negli investitori.
Per quanto riguarda il Kenya, Inoltre, i bassi prezzi internazionali del carburante e gli afflussi provenienti dalle rimesse dei keniani all’estero e dalle esportazioni agricole dovrebbero sostenere lo scellino, nonostante le stesse rimesse siano calate nel mese di marzo, rispetto ad inizio anno e l’incertezza sulla politica economica di Trump potrebbe prevedere una riduzione delle esportazioni verso gli Stati Uniti.
Gli investitori intervistati dalla CBK hanno comunque espresso ottimismo sul mantenimento di uno scellino forte nei confronti della valuta statunitense, ritenendo che il merito sia da ascrivere alle adeguate riserve monetarie del Tesoro nazionale, che fungono da ammortizzatore contro eventuali shock a breve termine sul mercato dei cambi.