ECONOMIA
19-03-2024 di redazione
Dopo mesi di svalutazione dello scellino e ventilati rischi di default economico del paese, il Kenya si sta riprendendo e la sua moneta ha riacquistato valore nei confronti del dollaro e dell’euro.
Gli istituti finanziari mondiali hanno premiato lo scellino keniota come la valuta capace della più veloce ed importante ripresa dall’inizio dell’anno a questa parte. Un'inversione di tendenza storica, se si considera che meno di 60 giorni fa era la terza valuta con la peggiore performance al mondo.
Se il 2023 aveva fatto segnare i minimi storici nella storia finanziaria del Kenya, con il dollaro americano che aveva toccato quota 160 e l’euro che aveva superato 170, dopo meno di tre mesi, un dollaro è stato cambiato a 134 scellini e l’euro è sceso a 146.
Come avevamo già scritto alcune settimane fa, l’inversione di rotta si deve soprattutto al nuovo eurobond emesso dal governo keniota, al quale investitori e risparmiatori internazionali hanno risposto in maniera più che lusinghiera. L’impellenza di una nuova obbligazione in valuta straniera, da parte del Kenya, si è venuta a creare per la certezza dell’impossibilità di saldare il precedente debito decennale, 2 miliardi di dollari, in scadenza il prossimo giugno.
Così il governo ha pensato di emettere una nuova obbligazione dello stesso valore, con un interesse, da pagare in rate mensili, che si attesta intorno all'undici per cento.
La ripresa economica del Kenya, i suoi accordi con l’Unione Europea e con altri paesi, il Pil nuovamente in crescita e soprattutto gli interessi del nuovo eurobond, hanno convinto i sottoscrittori internazionali, che hanno immesso nelle casse statali ben 5 miliardi, molto più di quanto il governo si sarebbe aspettato.
Ecco il motivo dell’impennata dello scellino che, secondo gli esperti, dovrebbe calare e poi stabilizzarsi solo dopo luglio.
Quindi la ripresa della valuta si deve all’immissione di dollari nel paese e il presidente William Ruto ha assicurato che tutta l’economia ne beneficerà, non solo le casse dello Stato. La precedente carenza di dollari infatti si era tradotta in difficoltà ad importare e pagare prodotti, specialmente il carburante, pagabili solo con la valuta americana, considerata ancora la prima moneta di scambio commerciale.
A questo punto, come ha confermato l’economista keniano Vincent Kimosop in un’intervista rilasciata al sito Kenyans, “per garantire che lo scellino continui a rafforzarsi, il Kenya deve esportare più di quanto importa, in modo da creare un surplus di dollari”.
Il piano a lungo termine dell’amministrazione Ruto per eliminare la carenza di dollari consiste nel sovvenzionare la produzione, in linea con la visione a lungo termine del Paese di rendere il Kenya una nazione manifatturiera. In questo modo, secondo il governo, si porrà fine all'eccessiva dipendenza dalle importazioni, soprattutto di prodotti agricoli. In questo senso si devono leggere le mosse del governo per favorire l’introduzione di aziende europee e relativi accordi, per importare macchinari più che prodotti, e di associare la presenza di soggetti stranieri più all’assunzione e alla formazione di dipendenti locali, che alla semplice vendita e alla produzione ed esportazione in loco, senza coinvolgimento di entità locali.
Il prossimo scoglio da superare, per il Kenya, saranno i pagamenti degli interessi del nuovo eurobond dal prossimo luglio, con la presentazione in contemporanea del nuovo bilancio.
Per adesso lo scellino forte, restituisce un po’ di respiro agli importatori e ad aziende che sono abituate a trattare il loro commercio in dollari o euro, guadagnando e spendendo però in scellini.
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