Sabato è giorno di mercato in Kenya.

E il mercato lo devi andare a scoprire nelle zone rurali, dove chi allestisce le bancarelle di stecchi e rami o butta la mercanzia su un lenzuolo tra il prato e il ciglio dello stradone sterrato, è un polveroso e invitante incantatore, un genio della lampada cialtrone e tentatore.

A Bamba, nel profondo entroterra di Kilifi, una delle aree più povere della fascia costiera, dove ancora si muore di patologie collegate alla denutrizione, il mercato è un'oasi che appare e scompare ma sempre ritorna e dà senso allo scandire del tempo, al lavoro, al sogno di potercela fare.
Basta anche solo il pensiero di poter possedere qualcosa di nuovo, anche solo avere la forza di poter fare un giro e guardare cosa c'è di nuovo.

 

Mille tonalità di colori si sovrappongono all'azzurro del cielo e al verde delle piante, abbagliando i bambini che sorridono iniettati di gioia e speranza di possedere una maglietta nuova, un utensile di plastica per sognare di essere adulto ed imitare la madre o il nonno (il padre spesso è meglio non cercare di imitarlo...).

I venditori urlano le loro offerte speciali, i pullman strombazzano e si fermano per far scendere altri piazzisti che portano corde, galline, cappelli, arnesi di ferro battuto, scarpe e cinture.

La bancarella delle radioline ne accende tre contemporaneamente, un uomo strabico e sdentato batte con le mani callose su pentole per la polenta di varie dimensioni, in un concerto di suoni inediti che s'intrecciano al vociare delle donne che saggiano il materiale dei kanga da aggiungere alla loro essenziale collezione. Domani si va in chiesa e per qualcuna sarà l'occasione di sfilare con una borsetta o uno scialle nuovo.

 

Il matto raccoglie brandelli di stoffa con l'intenzione di creare un pallone da calcio e chiede a tutti compulsivamente, ma sempre ridendo, dello spago o del nastro adesivo.

I ragazzi sono a casa da scuola, le giovani donne sono in passeggiata e sorridono a chi le lusinga, ma non troppo.

L'aria è serena, l'atmosfera di confusa, chiassosa, caleidoscopica allegria è quasi contagiosa. Sabato a Bamba nessuno è povero, nessuno è triste, nessuno si lamenta.

Perché nessuno, per un giorno, si sente solo.

(foto di Leni Frau)