LIBRI D'AFRICA
10-11-2020 di Freddie del Curatolo
Il suo nome (e non d’arte) è Diana Facile, ma per i lettori del suo blog di viaggi è “La Globtrotter”. Viaggiatrice solitaria con la passione per la narrativa, da cinque anni raccoglie le sue avventure online e ogni tanto pubblica un libro.
Dopo essere stata “Sulle strade del Kenya”, con questo titolo è uscito recentemente un diario-testimonianza pubblicato da Alpine Studio Editori, nella collana Orizzonti (178 pagg. @16.80).
Non è facile per una “mzungu” girare il Kenya zaino in spalla, almeno senza quella sana incoscienza di chi è abituato alle vacanze alternative che devono diventare in qualche modo esperienze di vita.
“Il Kenya è uno dei Paesi più turistici e al contempo uno dei più difficili da girare in autonomia, specialmente quando sei una mzungu, una bianca” appunta la blogger.
Diana, trentottenne milanese, non è né superficiale, né “di primo pelo”, ha già viaggiato nell’Africa occidentale oltre che in mezzo mondo e sa come cavarsela, ma allo stesso tempo evita zone ritenute "a rischio" (ma Lamu...non si può perdere!). Pratica il “couchsurfing” e si fa ospitare tranquillamente da famiglie locali, pianta tende nei lodge e si concede il massimo del lusso in un genuino Bed & Breakfast italiano nella periferia di Malindi, di cui alla fine però apprezza i connazionali che hanno scelto di vivere in sintonia con un Paese in cui convergono i due aspetti del cosiddetto Mal d’Africa, quello “Legato all’Africa selvaggia, quella della savana e degli spazi infiniti dei tramonti infuocati e degli animali” e quello legato alla gente che è “come una madre, calorosa accogliente e altrettanto necessaria”, per usare le sue stesse parole.
In “Sulle strade del Kenya” (sottotitolo “Una mzungu tra le contraddizioni dell’Africa”) in maniera colloquiale e disincantata, ma anche pronta a mettere a nudo emozioni e qualche pregiudizio, Diana tiene un accurato diario del suo “safari” che parte da Mombasa e, dopo tappe più vacanziere a Diani e Malindi e l’immersione nel regno degli animali dello Tsavo, raggiunge luoghi da viaggiatori d.o.c. come la foresta di Kakamega o l’isola di Rusinga sul Lago Vittoria.
Storie di incontri e di umanità, di pericolosi matatu, donne che “hanno una marcia in più”, petulanti “beach boys”, altri globetrotters internazionali, bambini sempre festanti e cucina locale.
Un racconto asciutto e ben scritto che, com’è giusto, non azzarda considerazioni che non siano personali e quotidiane e non si perde in concessioni romanzesche, ma che ci porta in luoghi e situazione che viene voglia di scoprire, a confermare una volta di più che questo è un Paese straordinariamente unico anche per chi, come Diana, viaggia quasi per professione e non è certo una turista. Proprio per questo fa piacere che anche una Globetrotter concluda il suo diario keniano scrivendo: “...contro ogni previsione, anche in Kenya fisso il mio luogo dell’anima, quello in cui un giorno, vicino o lontano, tornerò. Perché, tra miseria e povertà, questo Paese nasconde un patrimonio inestimabile fatto di sorrisi, sguardi, calore e umanità”.
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