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ANTROPOLOGIA

In Kenya i primi cannibali della storia

I risultati di una ricerca di studiosi americani

29-06-2023 di redazione

Non a caso il Kenya (o meglio, l’Africa orientale) viene considerato la “culla dell’umanità”: qui, con non distanti trasbordi in Tanzania ed Etiopia, sono stati ritrovati i resti del primo ominide e della prima “donninide” (come nessuno ha ancora avuto il coraggio, nonostante il moderno revisionismo lessicale paritario), qui i primi paleolitici utensili e via dicendo.
Non è un caso che uno studio comparato delle università americane Colorado State e Purdue, avrebbe identificato in Kenya la “più antica prova decisiva” di cannibalismo tra parenti evolutivi stretti degli esseri umani.
Gli antropologi che hanno effettuato questa scoperta, hanno descritto minuziosamente in una pubblicazione della Smithsonian Institution i segni di tagli ossei sulla tibia di un Homo Sapiens i cui resti risalgono a 1,45 milioni di anni fa. Alla Smithsonian  spiegano che «L’analisi dei modelli 3D della superficie del fossile ha rivelato che i segni di taglio ad anello erano danni  inflitti su un morto da strumenti di pietra. Questo è il caso più vecchio di questo comportamento conosciuto con un alto grado di sicurezza e specificità».
La ricercatrice Briana Pobiner, che ha pubblicato la ricerca, spiega: “le informazioni che abbiamo ci dicono che gli ominidi stavano probabilmente mangiando altri ominidi almeno 1,45 milioni di anni fa. “Ci sono numerosi altri esempi di specie dell’albero evolutivo umano che si consumano a vicenda per nutrirsi, ma questo fossile suggerisce che i parenti della nostra specie si stavano mangiando a vicenda per sopravvivere più lontano nel passato di quanto conoscessimo”.
La Pobiner si è trovata per la prima volta di fronte alla tibia fossilizzata nelle collezioni del Nairobi National Museum del Kenya  mentre cercava indizi su quali predatori preistorici avrebbero potuto cacciare e mangiare i nostri antichi parenti. L’antropologa ha esaminato attentamente la tibia con una lente d’ingrandimento alla ricerca di segni di morsi di animali estinti e si è trovata di fronte a quella che sembrava proprio una prova di macellazione.
Così ha creato degli stampi dei tagli, simili a quelli che gli odontotecnici usano per creare le impronte dei denti e, dopo averli inviati al professor Michael Pante della Colorado University, sono stati scansionati in 3D e confrontati con centinaia di segni simili. La ricerca ha fornito quindi un’ipotesi sorprendente.
“I segni di taglio si trovano dove un muscolo del polpaccio si sarebbe attaccato all’osso, un buon posto per tagliare se l’obiettivo è rimuovere un pezzo di carne. Anche i segni di taglio sono tutti orientati allo stesso modo, in modo tale che una mano che brandisce uno strumento di pietra avrebbe potuto farli tutti in successione senza cambiare presa o regolare l’angolo di attacco. Questi segni di taglio sembrano molto simili a quelli che ho visto sui fossili animali che venivano lavorati per il consumo. Sembra molto probabile che la carne di questa gamba sia stata mangiata e che sia stata mangiata per nutrirsi piuttosto che per un rituale”, è la conclusione degli studiosi.

TAGS: preistoriahomo sapiensominidecannibalismo

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