MADE IN ITALY
16-03-2024 di Freddie del Curatolo
Si è chiusa al Sarit Centre di Nairobi l’edizione 2024 della fiera internazionale del packaging, che ha visto la partecipazione di ben venti aziende italiane produttrici e distributrici di macchinari nei settori dell’imballaggio, impacchettamento, imbottigliamento e di tutta la catena produttiva dei contenitori e del confezionamento.
Una presenza significativa, all’interno di un’ampia esposizione che ha visto rappresentate 35 nazioni mondiali e dove il padiglione Italia, coordinato dall’Italian Trade Agency, ha avuto il massimo risalto.
Le nostre aziende continuano a scommettere, in un periodo in cui si guarda all’Africa come un’opportunità non più “predatoria” ma di interscambio e di interessi comuni: non si può entrare nel mercato di paesi in via di sviluppo come il Kenya, senza credere al suo potenziale e partecipare attivamente alla sua crescita, a partire dall’industrializzazione. Meglio poi se sostenibile, come chiede lo stesso continente nelle sedi appropriate e come oggi si hanno gli strumenti (e gli interessi) per farlo.
“La partecipazione di tante aziende non è una sorpresa – ha commentato l’Ambasciatore Roberto Natali, inaugurando martedì scorso il padiglione Italia della fiera – da tempo le aziende italiane sono leader mondiali di questo settore. Le statistiche più recenti riguardo alle importazioni del Kenya nel settore del packaging mostrano dati confortanti, in tal senso: si tratta di un mercato del valore di 35,4 milioni di euro, con una crescita annua del 13,5 per cento. Mi piace, oltre che la competenza e la qualità della produzione della nostra azienda, segnalare un dato fondamentale per fare impresa: il coraggio”.
E sono molte le aziende “coraggiose” ad aver presentato le loro eccellenze a Nairobi, alcune di queste sono realtà medio-piccole o a gestione familiare che si approcciano per la prima volta all’Africa e hanno deciso di viaggiare accanto a “mostri sacri” che sono presenti in Kenya da decenni e ne hanno visto lo sviluppo nei tempo.
E’ il caso di Ballestra, storica azienda milanese, leader mondiale nelle macchine per confezionare sapone e detergenti, che dagli anni Ottanta ad oggi si è presa l’ottanta per cento di questo mercato, lavorando con le più importanti aziende locali produttrici di detersivi e simili. Ballestra ha attualmente 12 impianti di produzione in Kenya per sapone e “personal care”, con una capacità produttiva di 40 tonnellate.
“Ormai il Kenya è un paese industrializzato a tutti gli effetti, con una capacità tecnologica di primo piano” spiega il manager di Ballestra per l’Africa subsahariana, Mirco Camilletti.
Come Ballestra, da tanti anni nel paese africano ci sono Cavanna, azienda di Bologna specializzata in packaging per farina e dolci, e Goglio, che fornisce da sempre le grandi aziende del caffè e del confezionamento di macadamia e da anni lavora con la Del Monte. C’è Tecnopack, dinamico gruppo del vicentino con 450 dipendenti, e la parmigiana Akomag, che si occupa di bottiglie di plastica con macchinari di alta qualità per la pulizia e il riuso. “Noi lavoriamo molto bene con il Kenya da più di dieci anni, è un mercato che dà soddisfazione e risultati” ammette il Commerciale esteri, Mattia Spotti.
Per capire quanto la nostra industria arrivi in Africa anche dove non sappiamo e come ce l’abbiamo a portata di mano e di sguardo ogni giorno, basti pensare che buona parte delle forme di pane che vediamo nei supermercati (dagli hamburger agli sfilatini, alle pagnotte e al pane in cassetta) vengono prodotte da macchinari dell’azienda Sottoriva di Marano Vicentino, che opera in Kenya da più di vent’anni, e che le bustine di caffè e tè, e gli “stickpack” monodose arrivano grazie alla Universal Pack di San Giovanni in Marignano, provincia di Rimini.
Per quanto riguarda l’acqua, la più importante azienda del paese, la popolare Keringet, usa macchinari italiani per produrre e riempire le sue bottiglie, quelli dell’azienda Bardi di Fidenza.
I tappi delle bottiglie d’acqua e di quasi tutte le bevande, quelli da oltre 20 anni sono prodotti grazie a macchine della Sacmi di Imola, una delle più importanti industrie italiane del settore, una realtà da 5000 dipendenti. Sempre parlando di imbottigliamento e simili, altre dieci aziende più piccole sono rappresentate dal gruppo Afropack, che propone e distribuisce i loro macchinari in Est Africa, con aziende grandi e piccole, o anche a gestione familiare, come la parmigiana Fipal, che realizza impianti completi per beverage, food, chimico e farmaceutico, con un pedigree di tutto rispetto, che guarda all’Africa per espandersi.
Tra chi si è approcciato con coraggio per la prima volta in Kenya, c’è l’astigiana Maspack, che produce macchinari per imbottigliamento di lattine, vetro e plastica, la toscana Altopack, che è già in Tanzania con impianti di confezionamento di pasta, alimentari e cibo per animali e nel 2023 ha vinto l’Oscar dell’Imballaggio, la Cimec di Nizza Monferrato, che agevola la produzione di tutto ciò che ruota intorno ad una bottiglia anche di vetro, compresa l’etichettatura. Interessante la proposta della piccola azienda Ecopack, specializzata in confezioni per dolci, ma soprattutto in macchinari ecosostenibili.
Infine c’è chi, confortato dai buoni dati della ripresa del Kenya post Covid, vuole allargare i suoi orizzonti: la PFM di Schio fa confezionare biscotti ed altri alimenti ed ha già impianti nel paese, la Tropical Food produce macchine per processare succhi e già lavora con aziende locali, la perugina IPI si occupa di cartoni asettici per succhi e bevande da 40 anni, la Pietribiasi ha convogliato altre due aziende (Frautech e MikyLab) nel Milk Ita Group per presentare il meglio dei macchinari per il confezionamento di latte e prodotti caseari, la bergamasca SIAD propone compressori per il riempimento di bottiglie, mentre un’altra azienda bergamasca, la SMI, si occupa di tutta la catena produttiva per imbottigliare e impacchettare bevande, la trevigiana Galdi spazia, con grandi macchinari di ultima generazione, dalle uova al vino ed altri confezionamenti in cartone.
Il padiglione Italia, organizzato dalla sede ITA di Nairobi, al di là delle logiche e dei risultati commerciali a breve giro di posta, è apparsa come una dimostrazione di quanto le nostre aziende debbano saper osare e proporsi nel mercato keniano, per il bene di entrambe le realtà, da una parte il consolidamento della nostra storia di qualità ed eccellenza, dall’altra la crescita di un paese giovane e pronto al grande salto, in un periodo di economia zoppicante ma con buone possibilità di riprendere a correre, da una parte e dall’altra.
Il direttore di ITA a Nairobi, Giuseppe Manenti, conferma gli sforzi bilaterali e le possibilità future, in diversi settori.
“Questa fiera conferma anche la nostra collaborazione con l’Associazione manufatturiera del Kenya (Kam), con la quale stiamo sviluppando un percorso comune a sostegno dell’esportazione italiana e dell’innovazione tecnologica della produzione locale”.
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