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Kenya, senza l'onda lunga l'hospitality affoga

I conti di hotelier e ristoratori: tempi di recupero lunghi

06-01-2022 di Freddie del Curatolo

Non è ancora stata smaltita la sbornia di turisti, soprattutto locali, in giro per il Kenya durante le feste di Natale e Capodanno, che le categorie di hotelier e ristoratori fanno gli scongiuri che la stagione non sia già finita.
Le attività legate al turismo si augurano che ci sia ancora spazio per i “ritardatari”, ovvero per coloro che, piuttosto che utilizzare gli “slot” delle vacanze comandate, preferiscono approfittare delle offerte speciali di gennaio e febbraio, di weekend lunghi e settimane nere (nel senso di contrario di “settimana bianca”, ovviamente).
Scherzi a parte, l’associazione dei Bar, Hotel e venditori di bevande alcoliche BAHLITA è molto preoccupata perché invece teme l’effetto opposto, ovvero i turisti in questo periodo hanno dato fondo alle loro risorse per divertirsi e presto torneranno alle occupazioni (per chi ce l’ha, un’occupazione fissa) e tireranno la cinghia.
Se finisce tutto qui fino a Pasqua, secondo BAHLITA ci vorranno almeno 11 anni per ritornare ai livelli pre-Covid-19 e recuperare parte delle perdite, che equivalgono per l’intero settore ad almeno 150 miliardi di scellini.
Il segretario generale dell’associazione, Boniface Gachola, ha ammesso che la maggior parte delle attività sono alle prese con il pagamento di debiti contratti durante il periodo duro di lockdown e del coprifuoco e che il pienone natalizio ha coperto solo una minima parte dell’impasse.
“Le perdite che abbiamo subito fino ad oggi non possono essere recuperate in una o due stagioni. Ci vorrà più tempo - ha dichiarato Gachoka al quotidiano nazionale The Star - La stagione delle feste ha aiutato a ripristinare le attività, compreso il reintegro di molti dipendenti, oltre agli arretrati d’affitto e il pagamento dei fornitori. La maggior parte delle imprese però stanno ancora lavorando in perdita”.
Senza un’onda lunga di presenze, si rischia di dover rimandare a casa alcuni di loro che sono stati in mobilità senza ricevere nemmeno ammortizzatori sociali da parte del Governo, che tuttavia ha avviato pratiche per prestiti agevolati, anche se il programma non è stato ancora reso operativo.
Secondo le statistiche del settore, sono più di 250.000 i posti di lavoro persi durante il periodo della pandemia e pochi di questi sono stati recuperati nel lungo termine, anche perché ben 15 mila attività non hanno più riaperto i battenti dopo la botta del lockdown e del coprifuoco.
E non si tratta solo dell’hospitality: i dati del governo in collaborazione con la Kenya Private Sector Alliance indicano che l’intera l'industria del turismo è stata la più colpita con 3,1 milioni di posti di lavoro mangiati dalla pandemia.
Questo, oltre agli impiegati di hotel, pub e ristoranti, include tour operator, compagnie aeree, agenti di viaggio e i loro relativi fornitori e servizi di supporto. Circa 2,3 milioni di dipendenti sono stati mandati a casa in congedo non retribuito, con la maggior parte degli staff degli alberghi pagati al 50%, dato che i guadagni delle imprese erano ridotti al minimo, se non nulli.

TAGS: turismo kenyahospitality kenya

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