TURISMO
14-01-2023 di Freddie del Curatolo
Negli ultimi anni il turismo gastronomico è cresciuto in maniera considerevole in tutto il mondo.
Lo si deve alla popolarità di certe trasmissioni come Hell’s Kitchen e di personaggi come il compianto Anthony Bourdain, che abbinava il piacere del mangiare e bere alle cucine tradizionali di ogni Paese visitato e di conseguenza ai viaggi alla scoperta di genti e territori e anche alla diffusione mediatica di piatti e relativi ristoranti specie nell’ambito dei social network.
Così anche in Kenya i turisti stanno scoprendo il "food tourism" che si traduce con un maggiore interesse per la cucina locale, particolarmente quella swahili della costa che per cultura e commistioni ha molti sapori, ricette e sorprese da proporre.
Negli ultimi due anni è facile notare come sulla costa del Kenya si siano moltiplicati gli eventi che hanno come fulcro assaggi o proposte culinarie.
Lo “street food” si è evoluto e anche se si tratta di piatti da consumare al volo, è piacevole vedere i banchetti ai lati delle strade (come succede non da molto a Watamu la sera lungo la via del centro) e nuovi ristorantini locali che aprono e viaggiano che è un piacere.
Il caso più eclatante a Malindi è senza dubbio il Seafront, ristorantino swahili nella zona del Baobab aperto a pranzo e cena e pieno più o meno a tutte le ore. Con la tecnica del fast food, il Seafront (gestito da musulmani quindi rigorosamente senza alcolici) offre piatti che non solo sono gustosi ma offrono una panoramica della cucina della costa del Kenya: gamberetti al cocco con riso saltato, polpo in umido, pesce alla swahili e gli immancabili chapati, samosa e riso pilau.
Altro motivo del successo, la spesa media in locali come questo: difficilmente si esce a pancia piena avendo speso più di 4 euro. Come bevanda, da assaggiare il succo di tamarindo e a fine pasto il “black spiced tea”, un té con aggiunta di spezie profumatissime.
E’ rilevante il fatto che molti ristoranti internazionali abbiano deciso di inserire nei loro menu anche piatti tipici del Kenya. O che i loro cuochi sperimentino cucina fusion, abbinando suggestioni d’oriente a cibi africani e trattando la materia prima dell’oceano indiano con marinature o accostamenti del tutto europei. A Malindi il Baby Marrow propone molti piatti swahili, a Watamu lo chef Diego Tosi del Tamu Restaurant invita ad un viaggio di sapori, profumi e colori che abbraccia più continenti. Un dato interessante è l’attrazione degli stessi turisti keniani per la cucina swahili. Anche se Malindi è riconosciuta come l’enclave italiano e di conseguenza “pizzaland” e “pastaland”, il pesce cucinato alla maniera tradizionale, con sughetti al cocco o al mango e mix di spezie e i piatti indiani (curry, masala) rivisitati all’africana sono molto ricercati.
Il crescente interesse per luoghi di piacere come il Crab Shack di Dabaso a Watamu, gestito da allevatori di granchi dove si possono gustare le uniche samosa con la loro freschissima polpa, o il più rustico “prawn lake” dove invece le samosa vengono farcite con i gamberi, è significativo. Il Swahili Café di Timboni recentemente è stato inserito nella guida allo Street Food in Kenya da un noto influencer locale.
Sono i giovani, in genere più gli altri europei degli italiani, a scoprire questi angoli dove abbinare l’esperienza gastronomica alla bellezza di luoghi meno contaminati possibili.
Molti turisti, specie quelli non di primo pelo e di stomaco delicato, si spingono anche più in là, nei chioschi e nelle taverne locali dove è il piatto nazionale, la “Nyama choma” (non è altro che carne di bovino adulto quasi abbrustolita alla griglia) e il pollo la fanno da padroni, ma certe verdure saltate come il cavolo stufato (tradizione mijikenda), la mchicha e la sukumawiki la fanno da padroni.
Qui, a differenza delle trattorie filo islamiche, si trova anche la birra che è sempre un bel connubio con certi cibi. Inutile dire che la “Tusker baridi sana” (la birra locale molto fredda) è un piacere, un sollievo e un accompagnamento ideale. La si può anche gustare in abbinamento allo street food che si incontra ad ogni angolo, specie a Mombasa, Malindi e Lamu: “viazi karai” (le patate impastellate con limone e pilipili), bajia (frittelline di verdure), cassava fritta (buonissima), focaccette al sesamo ed altre leccornie.
Per tutti gli altri, oltre che mastercard, c’è la buona, classica cucina internazionale di “pizzaland” e dintorni.
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