RACCONTI
28-10-2020 di Freddie del Curatolo
Nel tranquillo villaggio di Kakoneni, nel mezzo della grande vallata del Galana, la vita come sempre scorreva tranquilla.
Il virus sembrava non essere mai passato da quelle parti. Le uniche restrizioni riguardavano la mancanza di soldi per acquistare un po’ più di farina, la mancanza endemica dell’acqua buona dai rubinetti della Mawasco che costringeva a filtrare quella del fiume che però, secondo gli esperti della NEMA che erano venuti qualche settimana prima ad effettuare rilevamenti, era sempre più inquinata. Tanto che talvolta transitava un ippopotamo più gonfio del solito a pancia in su.
Nonno Kazungu aveva qualche soldino da parte, ma riteneva immorale potersi permettere di preparare il suo té con l’acqua minerale, quindi costringeva la terza moglie Conjestina a farsi 7 chilometri a piedi fino al pozzo dei cinesi, dove pagava l’acqua pulita 10 scellini al litro.
Mentre sorseggiava il suo “chai” seduto all’ombra del grande ficus, arrivò il nipote Kitsao.
Da tempo, per colpa della pandemia, le scuole erano chiuse e i ragazzi, a parte giocare a pallone e andare a caccia di serpenti, non sapevano come impegnare il tempo senza dover spendere soldi.
Il passatempo preferito sarebbe stato anche per loro smanettare con il telefonino, ma in pochi a 13 anni se ne potevano permettere uno.
“Ciao Nonno, vado a Malindi”
“E la mascherina dov’è?”
“Ce l’ho in tasca, se dovessi incontrare la polizia...”
“Dovresti indossarla sempre, però...”
“Ma nonno...il Corona è un’invenzione!”
“No, figliolo, non è un’invenzione. Il virus esiste”
“E allora diciamo che è un’esagerazione”
“In che senso, saputello?”
“Nel senso che ogni giorno in Kenya muoiono 1000 persone di malaria, 200 di tubercolosi, 100 di cancro e solo una decina di Corona. Mi spieghi perché dobbiamo metterci la mascherina, non si può andare a scuola, dobbiamo tenere le distanze, bisogna rientrare presto a casa?”
“Perché c’è una piccola differenza dalle altre malattie, nipote. Il virus si attacca da persona a persona e quindi, anche se muore meno gente e solo una piccola percentuale si ammala in maniera grave, quelle persone dipendono dal tuo rispetto. Sei tu che potresti uccidere il nonno, sono gli studenti che potrebbero aver contagiato il Preside di Mombasa che stava bene ma è morto”.
“Quindi tutto il casino che è successo nel mondo è una questione di rispetto?”
“E’ una questione che tutti possono contagiare tutti, che non riguarda solo noi poveri o solo chi fuma tante sigarette, che non ti devi proteggere dalle zanzare o cercare di usare acqua pulita. Tu magari sei asintomatico e attacchi il Corona a un padre di famiglia che muore soffocato”.
“Come sei tragico, nonno...di qualcosa si deve pur morire. E perché per gli incidenti stradali nessuno la pensa così?”
“Così come, Kitsao?
“Siccome guidando potresti andare addosso ad un’altra automobile o investire una persona, allora nessuno deve più guidare, oppure si guida a 40 all’ora, non ci si sorpassa mai e la notte non si guida per niente”.
“Beh, il paragone è un po’ azzardato, mio genietto. Il virus tu non sai di averlo, lo prendi per la tua cattiva condotta o disattenzione. L’automobile ce l’hai sotto il culo e dovresti sapere come guidarla, le regole sono molto più serie e vengono sanzionate. Infatti nessuno ti arresterà mai se contagi il nonno, mentre se sei colpevole di un incidente mortale te la passerai maluccio”.
“Però questa cosa del Corona non mi convince...troppe persone, troppi Governi e aziende ci hanno marciato sopra”.
“Succede sempre così, nipote. Ognuno fa i propri interessi e sfrutta la situazione. Siamo una razza di pecore pronte a trasformarsi in avvoltoi. Sarebbe come prendersela con i farmacisti o gli impresari delle pompe funebri. O con i giornalisti che montano le notizie per farsi leggere”
“O con i politici che cercano il consenso...”
“Wow, che frase da adulto, mio piccolo Kitsao”
“L’ho letta in un post di Facebook...ora ti saluto che mi aspettano, vado a uccidere qualche anziano. Ma non ti bacio, con te rispetto le distanze nonno, perché ti voglio bene!”
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