L'angolo di Freddie

L'ANGOLO DI FREDDIE

'Karibu castoma', anche il Kenya ha il suo arrotino

Addio all'improvvisazione nella terra della fantasia, o viceversa...

17-09-2023 di Freddie del Curatolo

In principio erano l’arrotino e l’ombrellaio, che poi se ben ricordo si trattava della stessa persona.
Il carretto con l’affilacoltelli per casalinghe e il ripara-raggi, aveva un megafono collegato al nastro che mandava in "loop" un messaggio che si propagava per le strade d’Italia di fine anni Settanta e ha resistito anche alle mode, arrivando alla soglia del nuovo millennio e rimanendo comunque nella memoria collettiva di un paese di santi strilloni, navigatori ambulanti ed eroi della sopravvivenza quotidiana.

“Donne, è arrivato l’arrotino…” in quel messaggio c’era l’arte di trifolare i cabbasisi (per dirla con Camilleri) ma anche l’autoironia propria del nostro popolo, più la sana intraprendenza un po’ seriale e meno fantasiosa che possono avere i venditori del nord rispetto, ad esempio, a napoletani e romani.
Recentemente sono stato a Porta Portese, il celebre e infinito mercatino di Trastevere a Roma e ho potuto constatare come ancora sopravviva l’arte del convincimento su misura.

Di fianco al bancarellaio che si rivolgeva a una donna piuttosto in carne, “Signò, co’ sta sottoveste e le forme che c’ha lei, er marito penserà che je piovuta in casa Meganne Foxe”, c’era un suo collega che, guardando la mia minuta moglie e rivolgendosi a me, sfoderava un paio di scarpe tacco 12 sbraitando: “E la vogliamo far crescere un po’ sta regazzina?”.
Robe che se le fai in Brianza, chiamano la polizia per offese in luogo pubblico.

L’Africa invece è stata sempre la terra dell’improvvisazione, più vicina appunto al nostro meridione.

Non solo gli urlatori da mercato hanno resistito fino ad oggi, ma non c’è possibilità di scampare alla trattativa estenuante, al saltare di palo vendibile in frasca impensabile. Se poi transita uno straniero, ecco che tutto il vocabolario nella sua presunta lingua madre viene srotolato per accaparrarsi l’altrettanto presunta simpatia.


Almeno era così fino a poco tempo fa, perché anche i venditori, almeno in Kenya, hanno scoperto l’arrotino.

O meglio, qualcuno ha fatto girare a loro uso e consumo degli mp3 che, tramite il telefonino, vengono amplificati dalla loro bancarella e recitano il rosario dell’ambulante generico, con il classico inizio “Karibu castoma”, ovvero, benvenuto cliente. Invito in swahili ripetuto all’infinito e non da un ombrellaio di passaggio con il suo carretto, ma da pigri e stanziali commessi che nel frattempo con un altro telefonino si guardano video di youtube o chiacchierano con il vicino di “kibanda”.

L’insipienza artificiale ha deviato pure loro dall’arte del piazzista, riducendoli a semplici guardiani della loro mercanzia, fidando che una voce ossessiva e senz’anima convinca chi si avvicina all’acquisto o che loro stessi abbiano “googlato” per vedere se il prezzo della cineseria d’ordinanza corrisponde al valore di mercato, per provare a trattare, chiedendo magari di abbassare quel cazzo di “Karibu castoma”.


Fino a quando, anche il cliente, non si presenterà con il suo telefonino amplificato e risponderà al loop del venditore con un tono vocale quasi identico: “Asante Sana…molto gentile ma oggi non ho bisogno di niente”.
Tranne che di un po’ di sano, leggero, futile, anche interessato, dialogo.

TAGS: bancarellavenditorikibandamitumbamercatousato

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