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Storie malindine: il Sappe e padre Method

Un altro racconto della saga di Ric Giambo

12-01-2021 di Marco "Sbringo" Bigi

Un raggio di sole filtrò fra le tende della finestra della mia camera e mi svegliò da un sonno più profondo del solito. Rimasi per un attimo a crogiolarmi, godendo della frescura procurata dalla ventola e ascoltando il canto sincopato delle tortore che avevano colonizzato i rami del mango in giardino. Mi stropicciai gli occhi e lanciai un'occhiata all'orologio: «Quasi le dieci - farfugliai - sono in ritardo!»
Mi catapultai giù dal letto perché avevo un appuntamento alle dieci al bar col Sappe che si era raccomandato di essere puntuale perché voleva presentarmi un caro amico.
Per fortuna all'equatore non ci si mette tanto a essere pronti per uscire: una doccia al volo, una spruzzata di deodorante, T-shirt e calzoncini ed ero già a bordo del mio Pajero a destreggiarmi tra i tuc-tuc e le motociclette che affollavano la Lamu Road.
Arrivai al bar con il classico quarto d'ora di ritardo africano e notai un omone, seduto al tavolo con il Sappe, che si alzò dalla sedia per stringermi la mano sorridendo e mostrando dei denti bianchissimi, come solo gli africani riescono ad avere.
Non sembrava un Giriama, e mentre tentavo di indovinare dalla notevole statura a quale altra tribù keniota appartenesse, mi accorsi che indossava una camicia grigia col tipico collarino ecclesiastico.
«Ric Giambo, Padre Method», annunciò Sappe, aggiungendo rivolto a me: «ah, a proposito, oltre a gestire la Chiesa Protestante "Blessed Children" di Malindi, è il marito di Mama Karembo».
Lo osservai con maggiore attenzione e dissi: «Non sapevo che Karembo fosse sposata».
Method scoppiò in una fragorosa risata: «A volte faccio fatica a ricordarmelo pure io, dovrei essere geloso nei confronti dell'orfanotrofio Amani na Elimu; Karembo è sempre lì a occuparsi dei bimbi, che sono adorabili del resto».
Ci accomodammo e ordinammo i caffè, che, oltre a svegliarmi definitivamente, diedero il via a una lunga conversazione imperniata sulle numerose attività di Padre Method.
Dai racconti mi resi conto ben presto che Method e Karembo erano fatti l'uno per l'altra ed ebbi un'ulteriore conferma che il Sappe aveva un debole per le persone che sacrificavano la propria vita per fare del bene.
«Sei libero domani pomeriggio?» mi chiese a un certo punto il Sappe con quel tono che non prevedeva una risposta negativa - tanto sapeva che, come al solito, era difficile che io avessi impegni.
«Per la messa di domani, Padre Method ha bisogno di te. Karisa, il tastierista, deve andare al funerale di suo nonno e c'è bisogno di qualcuno che accompagni il coro, mi sono permesso di dirgli che tu sei un pianista».
«Volentieri - risposi un po' spiazzato da questa domanda - però non conosco i pezzi».
«Ah non c'è problema, sono tutti raccolti in questo CD, non sono difficili e non dovresti metterci molto a impararli». Rimasi a bocca aperta col CD in mano mentre Padre Method mi ringraziava per la mia disponibilità.
Sappe non aveva ancora finito: «Il programma di domani sarà così: alle 15 messa, poi assisteremo alle 17 a una conferenza di Padre Method e alle 19:30 siamo invitati a cena a casa loro, ovviamente cucina Mama Karembo e preparati a godere!»
Mi alzai in piedi e, facendo il saluto militare, dissi a voce alta «Agli ordini sergente Hartman!» e finsi di andarmene marciando pesantemente, scatenando le risate del Sappe e di Padre Method.
Trascorsi il pomeriggio a casa a studiare i brani del CD della Blessed Children Church. Erano dei semplici gospel e pensai tra me e me che, se il disco non era stato modificato in studio, i coristi della chiesa non se la cavavano poi così male.
Ne ebbi la conferma il pomeriggio successivo durante le prove che avevamo fissato mezz'ora prima della messa.
La "Blessed Children Church", che si trovava nella periferia nord di Malindi, era un capannone con il tetto in lamiera che lasciava intendere che, durante la stagione delle piogge, le messe non sarebbero state propriamente all'asciutto. Arrivarono puntuali circa venti tra ragazzi e ragazze, che si disposero intimiditi intorno al piano. Con mia grande sorpresa, dopo l'attacco del piano, si misero a cantare a più voci, intonati e non sguaiati come spesso mi era capitato di sentire passando di domenica davanti agli innumerevoli luoghi di culto di Malindi e dintorni.
Non avevo mai assistito prima di quella volta a una messa africana e fu per me un bagno di ricordi perché quella situazione mi evocava le messe alle quali assistevo da bambino, quando trascorrevo le mie lunghe vacanze estive da mia zia nella campagna emiliana. C'era un prete, Don Anselmo, che conosceva per nome tutti i presenti, per lo più contadini, e li additava uno per uno elencando tutti i peccati che, con i suoi occhi, aveva visto commettere durante la settimana: una tirata d'orecchie collettiva.
Padre Method si era trasfigurato in un personaggio dalla voce potente e dallo sguardo magnetico che lasciava intendere, nella lingua swahili a me sconosciuta, che era tempo di pentirsi dei peccati commessi e di lodare il Signore. A quel punto mi lanciò uno sguardo, io partii con un accordo blues e il coro cantò un meraviglioso gospel mentre tutta la chiesa batteva le mani a tempo e ballava.
Era da molto tempo che non sentivo i brividi lungo la schiena come quella domenica.
Finita la messa, strinsi la mano a tutti i membri del coro che mi supplicarono di dare qualche lezione a Karisa, il tastierista che, come avevo inteso dal CD, aveva ancora molto da imparare. Promisi che l'avrei fatto.
Il Sappe mi si avvicinò e mi disse «È la prima volta che ti sento suonare il piano, allora sei bravo davvero!»
I complimenti del Sappe erano così rari che rimasi inorgoglito da quelle parole.
«Ora andiamo ad accomodarci, tra poco inizia la conferenza, per tua fortuna sarà in inglese così capirai qualcosa»
«Bene - risposi - qual è l'argomento?»
«Padre Method parlerà di sesso»
«Ma dai...»
«Eh sì, lui è un tipo avanti!»
E, in effetti, la conferenza fu molto interessante, soprattutto per l'evoluzione del punto di vista di un uomo di chiesa nei confronti di un argomento ignorato, se non condannato per secoli dalle istituzioni clericali. Padre Method invitò a considerarlo come un dono della Provvidenza da assaporare con cautela, passione e amore. Il sesso, continuò, non deve essere una cosa da consumare, non è un oggetto che si compra, si usa e si butta via, deve essere il cristallizzarsi dell'Amore.
Si trattava di discorsi rivoluzionari per un popolo abituato da sempre a considerare la donna come un oggetto di proprietà.
A tal proposito, i toni si fecero più accalorati quando il relatore, con statistiche alla mano, fece il punto della situazione in Kenya a proposito delle gravidanze precoci: anche se in diminuzione, il numero di ragazze minori in stato interessante e abbandonate a loro stesse, era ancora troppo alto.
Con uno sguardo alla platea, sul finire della conferenza, mi resi conto del grande interesse e della partecipazione dei presenti e lo interpretai come un segnale che i tempi fossero maturi per provare a cambiare le cose. Chi meglio di un pastore, le cui parole vengono prese molto in considerazione dai fedeli, poteva affrontare questi argomenti...
Il tramonto, che all'equatore arriva sempre entro le sette di sera, dipinse i suoi soliti acquarelli arancioni nel cielo di occidente mentre ci ritrovavamo ad aiutare Padre Method a sistemare le sedie e a chiudere la chiesa, per poi raggiungere Mama Karembo, che aveva trascorso il pomeriggio a cucinare per noi.
La loro casa non era molto distante, parcheggiammo il Pajero di fronte a un condominio che si affacciava su una traversa della Tsavo Road e varcammo la soglia del loro appartamento.
Karembo, come al solito, ci soffocò in un abbraccio, si scusò per non essere venuta in chiesa ma si era trattenuta fino a tardi in orfanotrofio e poi era corsa a casa per cucinare.
Un ragazzo e una ragazza tra i dodici e i quindici anni si alzarono da un divano dal quale stavano guardando la TV e vennero a salutarci: Adele e John. Non sapevo ma avrei dovuto immaginare che Mama Karembo avesse dei figli, è raro per una donna keniota non averne.
La cena fu meravigliosa. Karembo aveva preparato, per cominciare, chapati, samosa di lenticchie, di verdure e di carne, poi un capretto tenerissimo con contorno di verdure mai viste prima, riso, sima... insomma la cena fu deliziosa e a turno, tutti raccontarono degli aneddoti, per primo il Sappe che, come sappiamo, ha vissuto nove vite come i gatti.
Sul finire della cena Method si alzò e disse «Vado in cucina a preparare il caffè: solo io in questa casa sono capace di fare un caffè decente» poi, rivolgendosi al Sappe «vuoi venire con me a scegliere l'ammazzacaffè? Lo sai che i miei fedeli per Natale mi regalano tante di quelle bottiglie che non so più dove metterle? Ne ho una credenza piena».
E così mentre i due uomini si spostarono in cucina, i ragazzi tornarono a piazzarsi davanti alla TV e, seduti a tavola, rimanemmo io e Karembo che mi scrutò attentamente in viso.
«Come ti sei trovato a suonare con il nostro coro?» mi chiese.
«Molto bene, sono rimasto sorpreso nel sentire dei ragazzi così intonati e soprattutto... non sguaiati. È raro, da queste parti, sentire musica non urlata, non a volumi esagerati... tornerò a trovare Padre Method nella sua chiesa, già sono stato ingaggiato per dare qualche lezione a... come si chiama il pianista che oggi era assente?»
«Karisa. Sono molto contenta e ti ringrazio per la tua disponibilità, mio marito ha appena fatto in tempo a dirmi che sei un ottimo musicista».
«Oh, grazie, a dire il vero sono un po' arrugginito, dovrei dedicare un po' più di tempo alla musica...».
Una grassa risata risuonò dalla cucina mentre Karembo prendeva due anacardi da una ciotola.
«E dimmi un po' - continuò - com’è andata la conferenza?»
«Un successone... Padre Method è stato straordinario, ha mostrato gran competenza in materia ed è stato molto convincente».
La fronte di Karembo si aggrottò in un’espressione stupita: «Strano... che io sappia l'ha fatto solo due volte».
«Oh davvero? - risposi con un po' d'imbarazzo rivolgendo lo sguardo verso i figli - beh, però avete due bei giovanotti... ».
Karembo avvicinò la sua sedia alla mia e mi chiese, con un tono confidenziale: «Vuoi sapere com'è andata?».
Pensai, forse è normale che la donna di un pastore protestante si debba confessare con un uomo normale, un mzungu laico...
«La prima volta... ha vomitato!»
«Oh Santo Cielo! Eh beh... effettivamente, posso capire, nella sua situazione, la formazione spirituale...».
A quel punto la curiosità superò l'imbarazzo.
«E la seconda? Andò un po' meglio?»
«La seconda... sì, non è stato male...qualcosa ha tirato su... ma ha perso il cappello!»
Pensai che fosse il modo per intendere il preservativo... ma vuoi dire che in Kenya agli uomini di chiesa è permesso usarlo? Forse solo ai protestanti? Comunque in certe cose sono davvero avanti rispetto a noi...
«...eh beh... a volte capita di perderlo... anche a me una volta...».
«Te lo farei vedere... ma non l'ha più ritrovato...».
«Ah sì... ma li conosco più o meno...»
In quel momento, a togliermi dal simpatico ma crescente disagio, arrivarono dalla cucina Method e Sappe, l'uno col caffè e l'altro con una bottiglia di Rhum in mano e la serata proseguì tra chiacchiere e risate e l'argomento conferenza, per fortuna, non fu più toccato.
«Bella serata, vero?» mi chiese il Sappe mentre accendevo il motore del Pajero.
«Fantastica, una degna conclusione di una giornata densa di emozioni - risposi - c'è solo una cosa che mi ha lasciato perplesso...»
«Cosa?»
«Mentre eravate in cucina, Mama Karembo...»
«Vai avanti...»
«Non so spiegare bene, prima mi ha chiesto della conferenza, poi ha cominciato a raccontarmi cose strane... - a quel punto mi sembrò che il Sappe stesse per soffocare una risata ma continuai - ... insomma era sorpresa dal tema della conferenza perché, a quanto le risulta, Padre Method l'ha fatto solo due volte: la prima ha vomitato e la seconda ha perso il cappello!»
A quel punto il Sappe, con le lacrime agli occhi, non riuscì a trattenere una fragorosa risata che gli impedì di parlare, poi, ansimando, mi disse: «Ahaha, questa è fantastica, ahaha!».
«Cosa c'è da ridere?» gli chiesi un po' infastidito.
Riprese fiato dal gran ridere e continuò: «Ora ti spiego tutto. Quando eravamo in cucina, Padre Method mi ha detto che l'ultima volta che lui e sua moglie si erano visti era quattro giorni fa, entrambi erano molto presi dai reciproci impegni e solo ieri si sono sentiti al telefono per un minuto prima che Method iniziasse la conferenza. Quando Karembo gli ha chiesto quale fosse il tema del discorso lui, un po' per vergogna, un po' perché non c'era tempo per spiegare i dettagli, per tagliare corto le ha detto la prima cosa che gli è venuta in mente».
«E cioè?»
«Che l'argomento della conferenza era la Pesca d'Altura!»

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