STORIE DI KENYA
27-07-2021 di Freddie del Curatolo
La storia che vi raccontiamo oggi è accaduta in Kenya cento anni fa.
Un secolo prima di quella pandemia che oggi in molti chiamano “peste del Terzo Millennio”, ben sapendo (o forse no, siamo nell’epoca che tutto dimentica con una App...) che la peste era un’altra cosa.
In più, se per un’occidentale cento anni sembrano un’era geologica fa, figuriamoci a Nairobi e dintorni. A quel tempo la metropoli che è oggi, immersa in affari internazionali, traffico esponenziale, vertigini di diseguaglianze sociali, era poco più che un villaggione in mezzo alle fredde paludi tra fiumi e laghi, bonificate dai coloni britannici quel tanto che bastava a ridurre l’incidenza letale della malaria.
I capitribù si presentavano vestiti in abiti tradizionali, con volti dipinti e piumaggi negli uffici governativi per firmare accordi, le donzelle al seguito dei valorosi mariti giravano in risciò agghindate come in un’opera di teatro vittoriano, gli animali selvatici giravano liberamente ma altrettanto liberamente venivano cacciati e uccisi.
Ma c’era anche chi li allevava e cercava di addomesticarli.
Era il caso di un medico indiano di origine portoghese, uno di quelli arrivati con i genitori dall’ex protettorato di Goa, una volta divenuto colonia britannica.
Rosendo Ayres Ribeiro con gli animali ci era cresciuto e, pur avendo studiato medicina in un college in India, aveva scelto di trasferirsi nel 1900 nel luogo che aveva visitato da ragazzo e di cui si era innamorato.
Di certo non era un personaggio comune, il Dottor Ribeiro.
Si recava dai suoi pazienti a cavallo di una zebra che aveva fatto crescere come un cavallo e che imbrigliava e sellava ogni mattina. Anche in tempi di avventurieri, “wild boys” e varia umanità di molteplici provenienze, un uomo ben vestito, con cappello e valigetta, in groppa a una zebra non passava inosservato.
Sull'uso delle zebre come animali da soma non c'è da stupirsi, ai tempi venivano utilizzate dagli inglesi anche per trainare carretti e carrozze, piuttosto che ci si riuscisse ad avere un rapporto amichevole, proprio come con un animale domestico, ai tempi era più una novità.
A parte la sua eccentricità, Ribeiro era conosciuto come uno dei migliori medici di Nairobi e la sua popolarità crebbe a dismisura quando per primo identificò una strana moria contagiosa nel centro della città, intorno al piccolo bazaar indiano.
Era peste bubbonica e solo lui, che era venuto a contatto con alcuni casi simili in India, avrebbe potuto identificarla, mentre i soloni della Regina ipotizzavano chissà quale virus del Continente Nero.
Era proprio la crescita commerciale di Nairobi e l’arrivo di gente di tutte le razze da Europa, Asia e altri paesi africani, oltre all’aumento dell’immondizia, ad aver creato i presupposti per la presenza di topi ed altri roditori capaci di trasmettere malattie all’uomo.
Alla morte di un negoziante indiano seguirono altri 20 casi nello stesso quartiere cittadino e il dottor Ribeiro, dopo aver visitato i primi africani che avevano avuto sintomi simili, due somali, convocò una riunione straordinaria con i vertici del protettorato britannico. L’unica soluzione per debellare la malattia sarebbe stata quella di bruciare l’intera zona del mercato.
Così fu. L’uomo a cavallo di una zebra assistette all’incendio del centro di Nairobi e non pot+ evitare anche che il suo stesso studio di medico finisse in cenere, ma riuscì a salvare il Kenya da un’epidemia che, considerando la ferrovia appena inaugurata e la caratteristica nomade della gente che si muoveva per affari, fiere del bestiame e cercare di sbarcare il lunario, avrebbe potuto causare ben più dei 75 milioni che la “morte nera” causò in Europa nel 1400.
Da allora Ribeiro non fu solo quel “dottore matto” che arrivava a visitare i pazienti legando il suo cavallo a strisce bianche e nere ad una colonna, ma il salvatore di Nairobi.
Fu ricompensato per questo dall’Impero Britannico e diventò un’eminenza. Grazie alle sue origini goane, il governo Portoghese nel 1914 lo nominò console lusitano in Kenya.
Rosendo Ribeiro morì a Nairobi nel 1951, all’età di 80 anni e fu sepolto al City Park Cemetery.
Si narra che, i primi anni dopo la sua sepoltura, ogni tanto un branco di zebre facesse capolino nei pressi della sua tomba.
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