AMBIENTE
05-01-2022 di Leni Frau
Nessuna terra più dell’Africa ci insegna che ogni elemento di madre natura non cresce a caso e che, per quanto possa essere considerato inutile o addirittura dannoso, se è conosciuto, studiato e lavorato può invece diventare una risorsa.
Questo avviene ad esempio nel caso dell’opuntia stricta, un tipo di cactus invasivo che cresce particolarmente nelle zone semi aride del Kenya.
L’opuntia, come spiega Giulia Dal Bello, responsabile della Ong Ipsia che si occupa con il Laikipia Permaculture Centre della sua trasformazione in prodotto dai tanti utilizzi, piuttosto che della sua semplice eliminazione come pianta infestante, può essere utilizzata a partire dai frutti, ma anche per i suoi semi e le foglie.
“Invasiva perché dove cresce questo cactus non cresce erba – spiega Giulia - e questo nelle zone in cui le comunità della regione di Laikipia vivono prevalentemente di pastorizia, ma dove hanno anche iniziato a promuovere l’agricoltura sostenibile e la permacultura, significa avere un nemico in casa”.
Ma come ogni nemico vegetale, se lo conosci non lo eviti, bensì lo studi e cerchi di farne un valore aggiunto. Ecco quindi che dai frutti si può ricavare della buonissima marmellata, ricca di proprietà e buona perché non troppo dolce, ma si può anche ottenere un succo tonificante (provarlo ad esempio nei cocktail…) ed è già in essere una ricerca da parte dell’Università di Nairobi di concerto con quella di Milano per valutare la possibilità di produrre il vino di opuntia.
Con i semi invece, seccati e poi pressati con un apposito macchinario, le comunità locali istruite da LPC e IPSIA hanno avviato la produzione di olio che può essere commercializzato per uso cosmetico, ad esempio per il trattamento dei capelli e delle pelli secche, a prezzi inferiori ad altri prodotti in circolazione ed essere anche mescolato con l’aloe.
Infine le foglie dell’opuntia stricta, che rappresentano la parte meno utile, non commestibile e più infestante, perché il loro smaltimento nel terreno diventa fertilizzante per far riprodurre questo cactus.
“Abbiamo avviato nelle comunità due progetti pilota per ricavare biogas dalle foglie – spiega la responsabile di IPSIA per il Kenya – si tratta di un esperimento inedito e innovativo che potrebbe risolvere diversi problemi nella zona di Laikipia: in primis ridurre sensibilmente l’utilizzo di legna per farne carbone, che attualmente è usato come combustibile, quindi fermare la deforestazione in zone che hanno già problemi di scarsa vegetazione. In più il biogas, bruciando, non crea patologie respiratorie di cui soffrono moltissime persone, bambini compresi, in Kenya. Altro aspetto da non sottovalutare, evitando il taglio e il trasporto della legna, le donne hanno più tempo libero per dedicarsi ad altre attività produttive e alla famiglia”.
In questo videoservizio di Malindikenya.net viene mostrato e spiegato ciò che si può fare con l'opuntia.
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