ALTRI ELEFANTI UCCISI
25-09-2023 di Freddie del Curatolo
Appare assurdo, oltre che anacronistico e anche poco remunerativo economicamente di questi tempi, che ancora in Africa ci sia la tratta dell’avorio e i bracconieri uccidano gli elefanti.
Assurdo ma è così.
Nei giorni scorsi in Kenya i rangers del servizio nazionale della fauna selvatica (Kws) hanno scoperto dieci esemplari di pachiderma uccisi ai confini del parco nazionale di Meru. Quasi tutti avevano le zanne segate. E’ scattata la caccia ai trafficanti e sono stati arrestati due presunti sospetti, con tre zanne per un totale di 53 kg di avorio per un valore stimato di 70 mila euro. Ecco cosa può valere un elefante, circa 35 mila euro.
Ma il valore non è alla prima vendita, è il valore commerciale stimato. I due bracconieri arrestati, che secondo la legge del Kenya rischiano da 7 anni in su, fino all’ergastolo (anni fa una commissione parlamentare aveva proposto la pena di morte per il bracconaggio, ma sarebbe stato come aggiungere un’assurdità all’assurdo), avrebbero ceduto l’avorio per molto meno a chi poi lo avrebbe spedito in Oriente a quel prezzo.
Quindi la vita di un elefante vale molto di meno.
Questo nel 2023, quando sono ormai 34 anni che è entrato in vigore il divieto di commercio internazionale dell'avorio e soprattutto non sembrano esserci altri motivi di possederlo che il piacere estetico di avere oggetti nel prezioso materiale, senza peraltro poterli esibire pubblicamente.
Insomma, sarebbe più comprensibile vedere in azione bracconieri alla ricerca di coltan ed altre “terre rare” da rivendere al mercato della tecnologia (vabbè, ma quello lo fanno più o meno legalmente già le multinazionali senza bisogno dei contrabbandieri) o come accade veramente, il traffico di fauna selvatica per la vendita di carne sul mercato.
Due anni fa, con una pena esemplare, a Voi, in Kenya, due bracconieri sono stati condannati a sedici anni di carcere ognuno per essere stati trovati in possesso di 167 Dikdik pronti per essere macellati. Nella cittadina di Embu, invece, la polizia ha scoperto un commercio di carne di scimmia che finiva sulle bancarelle di “street food” sotto forma di kebab.
E’ un contesto raccapricciante, disperato, ma tutto sommato comprensibile, a differenza di chi ancora rischia anni di galera andando in giro ad uccidere elefanti, perché c’è ancora qualcuno nel mondo che richiede l’avorio.
E questo qualcuno, più ancora che i disgraziati che lanciano dardi avvelenati al povero animale e poi lo depredano delle sue zanne, meriterebbe l’ergastolo in una bella, bianca, lucida prigione d’avorio.
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