AMBIENTE
01-05-2022 di Leni Frau
Era uno dei più imponenti, ieratici elefanti dell’Amboseli.
Tolstoy, così chiamato pochi anni dopo la sua nascita, alle falde keniane del Kilimanjaro nel parco nazionale dell’Amboseli, è morto all’età di 51 anni (ancora non anziano per la vita dei grandi pachidermi africani) nei giorni scorsi dove è cresciuto e vissuto. Ferito dalla mano dell'uomo, non per il contrabbando delle sue preziose zanne d'avorio, ma per una questione di sopravvivenza.
Migliaia di turisti negli ultimi trent’anni si sono incantati ad ammirarlo e fotografarlo, per la sua stazza e le sue meravigliose zanne. Il suo nome, con quella "y" come una variabile tra guerra e pace, è stato uno dei simboli della più bella letteratura della savana.
La Sheldrick Wildlife Trust, che ha a cuore tutti questi esemplari del Kenya, così lo ricorda sui suoi profili social: “Tolstoy era una meraviglia naturale vivente e uno degli ultimi grandi “tuskers” rimasti in Africa. Ha passato indenne gli episodi di bracconaggio dell'avorio e siccità devastanti, habitat che si restringevano e l'impronta umana invadente. Era un leviatano, un promemoria di tutto ciò che la natura è capace di creare, ma alla fine, è stata la semplice punta di una lancia a minacciare la sua vita – racconta la Sheldrick - Sei settimane fa, Tolstoy è stato segnalato con una ferita da lancia alla gamba anteriore, che è stata probabilmente inflitta da un contadino che proteggeva i suoi raccolti. I grandi elefanti hanno relativo appetito, e dato che gli spazi selvaggi continuano a ridursi e le risorse diventano scarse, la protezione dei raccolti e il conseguente problema uomo-animale selvatico sono emersi come problemi impegnativi”.
Tolstoy ha ricevuto subito cure adeguate e in seguito è stato monitorato costantemente dai rangers, ma il 27 aprile è stato trovato adagiato senza forze all’interno del santuario di Kimana.
Le complicazioni causate dalla ferita avevano compromesso la sua salute e non riusciva a rimettersi in piedi. Così è stato allertata l’unità veterinaria della Sheldrick che è arrivata con l’elicottero e per sette ore ha cercato di curarlo e rimetterlo in piedi. Ci hanno provato con corde, automezzi e alla fine anche con una gru.
“Capendo che lo stavano aiutando, si è sforzato insieme alla sua squadra di soccorso per farcela – spiega la SWT - Ci è andato molto vicino, ma dopo ogni lotta si poteva vedere la sua forza svanire. Siamo stati costretti ad affrontare la triste realtà che questo maestoso animale non avrebbe mai più attraversato le pianure di Amboseli. Nella luce del giorno che si affievoliva, Tolstoy esalava il suo ultimo respiro. Tolstoy ha condotto una vita memorabile, ma se n'è andato prima del tempo”.
Nonostante questo splendido esemplare di “big tusker” se ne sia andato, la speranza di vederne tanti altri calcare le savane del Kenya è ancora viva. I tanti suoi figli saranno gli esemplari di cui innamorarsi alla vita nei futuri safari. L’eredità e il ricordo di Tolstoy vivrà ancora a lungo, a dispetto dell’incapacità e della poca volontà dell’uomo di riuscire a vivere rispettando l’ambiente e la fauna selvatica.
(foto di Paolo Torchio su gentile concessione dell'autore)
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