EDITORIALE
03-07-2025 di Freddie del Curatolo
Una nuova stagione turistica è alle porte sulla costa keniana, ed in particolare gli italiani sono interessati alle destinazioni della contea di Kilifi: Watamu, Malindi e Mambrui, con lo stesso capoluogo Kilifi sullo sfondo.
Al di là delle aspettative che sono giustamente alte, dopo una stagione record di presenze come quella passata, le domande del settore turistico ma anche dei tanti che vivono o soggiornano a lungo in queste località, è se la qualità della vita andrà di pari passo con il successo e l’appetibilità delle destinazioni.
Ad esempio, a Watamu preoccupa la situazione dell’energia elettrica. Nell’arco della scorsa stagione turistica il sovraccarico di attività, con gli hotel tornati a pieno regime dopo gli anni della pandemia ed il successivo recupero, ha creato scompensi che si sono tradotti in mancanza di corrente per giornate intere ed improvvisi blackout. Questo ha convinto anche i più refrattari a dotarsi di generatori, unità di continuità ed inverter, o a virare sui pannelli solari.
Quest’anno il governo della Contea, sospinto da un finanziamento statale, ha dato il via a due progetti per risolvere la questione, si tratta di due sottostazioni elettriche da alcuni miliardi di scellini, una a nord di Malindi, tra Kwa Ndomo e Sabaki, che mira a collegare alla rete elettrica nazionale oltre 20.000 famiglie in varie località della contea, ed un secondo nella zona sud di Kilifi, a Rabai, che farà altrettanto fino a Watamu e Malindi. In particolare il progetto di Sabaki è destinato proprio al settore dell’hospitality, come ha ribadito tempo fa il governatore Mung’aro. I progetti fanno parte del programma nazionale chiamato “Last Mile Connectivity” che punta a collegare piano piano tutte le reti distaccate a quella nazionale.
L’altro problema riguarda l’acqua, che con l’espansione turistica di Watamu e quella residenziale di Malindi e Mambrui, non può più dipendere unicamente dall’impianto di Baricho, che attinge dalle falde del fiume Galana, all’uscita dal parco nazionale dello Tsavo Est.
Proprio nei giorni scorsi c’è stato un ampliamento delle condutture, per attingere anche in altri punti, lungo il fiume. In particolare a Kakuyuni, nell’immediato entroterra di Malindi. Ciò ha creato parecchi disagi con mancanza di acqua per una settimana, ma i lavori sono stati completati alla fine della scorsa settimana e questo dovrebbe garantire (fatto salvo il corretto funzionamento dell’impianto) più acqua “dedicata” per le due cittadine costiere.
Sicuramente il problema, a differenza di quello dell’energia elettrica, è condizionato anche dai cambiamenti climatici. La stagione delle piogge è stata abbastanza regolare ma saranno i prossimi mesi di prevista siccità a decretare le difficoltà o meno dei rifornimenti. Per le proprietà private, seguendo lo stesso discorso di chi investe nel solare, è ormai diventato comunque necessario scavare pozzi e acquistare dissalatori.
La situazione dell’acqua, ad esempio, del sottosuolo e delle condutture, deve essere ben nota a chi si appresta ad acquistare una proprietà, villa o appartamento che sia. Perché alla fine la qualità della vacanza e della vita quotidiana dipende in maniera fondamentale dall’acqua.
La terza questione, forse meno impattante sulla vita di tutti i giorni ma alla fine essenziale per la salute e anche i “look” delle destinazioni turistiche, è quella dello smaltimento di rifiuti. L’annosa questione della discarica di Mayungu non è stata ancora risolta, se non cercando di limitare le operazioni illegali e i fumi tossici nella zona, oltre che migliorare la vita delle povere famiglie che vivono nella zona circostante. Ma non sono state ancora individuate altre aree possibili per evitare che sia la spazzatura di Mambrui e quella di Watamu finiscano in una discarica che può accogliere a malapena i rifiuti della sola Malindi. Peggio ancora, quel che è successo nell’alta stagione scorsa è che si sono create, specialmente a Watamu, numerose piccole discariche non ufficiali che hanno non solo minato l’ambiente e la salute pubblica, ma creato un ambiente di sporcizia che ha fatto proliferare topi, corvi ed altri animali che sarebbe meglio non frequentassero zone densamente abitate. E’ il solito problema del progresso e della crescita insostenibile, specialmente da queste parti, si pensa ai massimi sistemi (a Watamu si è passati dall’assurdo del grattacielo di settanta piani, fortunatamente in stallo ormai perenne) all’incubo di una centrale nucleare nel Mida Creek. Ma intanto non si fa nulla per sistemare le questioni basiche della vita civile, sociale ed economica di tutti.
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