Un keniano su due potrebbe avere già contratto il Covid-19. Dalle ricerche del Kenya Medical Research Centre, basate su un largo campione di donatori di sangue nei mesi scorsi, il paese si sta avviando verso una confortante immunità di gregge, che sicuramente viaggia più velocemente della campagna vaccinale.
Secondo la Kemri, la sierosorveglianza che evidenzia i livelli di anticorpi sviluppati contro le malattie infettive, è considerata una misura affidabile per valutare l’immunità della popolazione.
A giudicare dai dati raccolti, il numero di persone che hanno contratto il virus in Kenya potrebbe essere stato sottostimato.
I ricercatori rivelano che i donatori di sangue a livello nazionale erano convinti di non avere ancora contratto il Covid-19 perché non hanno mai mostrato alcun sintomo della malattia.
Dalla percentuale evidenziata a Nairobi (61,8%) a quelle poco più basse nelle regioni del Kenya occidentale, si evince che la presenza di anticorpi SARS-CoV2 nei donatori di età compresa tra i 15 e i 64 anni in dodici mesi è aumentata del 44,2%.
Dato che in proiezione potrebbe portare all’immunità di gregge molto presto, al netto ovviamente di nuove varianti.
E’ naturale che molti medici gettino acqua sul fuoco, perché i test anticorpali possono offrire un riferimento e una tendenza, ma non hanno alcun valore diagnostico. Per alcuni l'immunità di gregge date le variazioni del Covid-19 potrebbe non avere gli effetti sperati, per altri invece chi ha contratto il virus da asintomatico potrebbe avere sviluppato anticorpi migliori di chi è stato vaccinato.
In ogni caso anche altri esperti di Nairobi e Mombasa, secondo quanto riporta il quotidiano nazionale Daily Nation, concordano sul fatto che, da quanto emerge dalle proiezioni di KEMRI, il numero dei contagiati a livello nazionale possa essere stato sottostimato.
L’importante è che questo report dell’ente governativo non induca all’ottimismo e non metta il Governo keniano in condizione di pensare che la campagna vaccinale non rappresenti una priorità. Anche perché, come ha ricordato recentemente anche lo stesso Presidente Kenyatta, l’emergenza Coronavirus nel paese allo stato attuale è anche un fatto economico.
Di conseguenza vaccinarsi non è solo una protezione per la propria salute ma anche un dovere morale nei confronti del paese e di tutti i lavoratori.
Intanto ieri la Kenya Coast Tourism Association ha annunciato il piano del Governo per aiutare 39 mila lavoratori dipendenti del settore turistico che sono rimasti senza temporaneamente o definitivamente senza lavoro: nei prossimi tre mesi riceveranno 4000 scellini al mese per sopperire alla mancanza totale o parziale dello stipendio.