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STORIE DI KENYA

Tradimenti, bugie e ingenuità, l'odissea di un'italiana in Kenya

Stava per sposarsi, "la mia storia sia d'esempio"

21-05-2025 di Freddie del Curatolo

Deve avere avuto un bello shock, la signora Sara, quando nella sua (ex) casa di Malindi, ha trovato il compagno keniano, di qualche anno più giovane di lei,  a letto con quella che per cinque anni ha creduto la sorella. 
Ma la signora Sara (nome di fantasia, questo l’accordo per permetterci di scrivere della sua vicenda, oltre a quello di non rivelare la sua età), non è stata solo tradita e travolta da una valanga di bugie, ora sta affrontando un'odissea nel tentativo di non subire anche un grave danno economico, di cui il suo entusiasmo e la sua ingenuità sono le cause principali.

Facciamo un passo indietro, premettendo che raccontiamo questa storia non per suscitare clamore o “acchiappare click”, ma perché possa servire d’insegnamento a qualche altra Sara, anche se non per la specifica situazione, ma con il suggerimento di “aprire bene gli occhi”, come ci ha chiesto la “vittima” italiana.
Cinque anni fa, Sara e Kimani (anche questo è nome di fantasia, mentre quello d’arte era decisamente italiano, anzi curiosamente più spagnoleggiante) si conoscono in spiaggia ed iniziano a frequentarsi. I primi tempi sono stati splendidi per lei.
“Grazie a lui ho conosciuto un Kenya diverso da quello delle mie prime due vacanze – ci ha raccontato – ed anche una persona che mi sembrava semplice, con valori importanti come l’affetto nei confronti dei suoi anziani genitori, quello per i bambini del villaggio in cui vive la famiglia e la comunità in cui è cresciuto, la fede”.
E anche la sorella e la figlia di 3 anni della ragazza. Kimani racconta a Sara che il marito era un poco di buono, la picchiava e si ubriacava di vino di palma, perciò lui l’ha convinta a lasciarlo e tornare al villaggio, ed ora è lui a mantenerla.

Per fare questo e aiutare anche i genitori che hanno bisogno di cure mediche, Kimani si arrabatta facendo la guida ai turisti in spiaggia, organizzando per loro safari ed escursioni in barca e prendendo le commissioni. Ma con la sua parlantina e simpatia, riesce anche a coinvolgerli accompagnandoli nei mercatini artigianali, nei negozi di stoffe e al ristorante, e sempre ottenendo percentuali sulle loro spese.
Ma quando Sara torna in Kenya, ed inizia a farlo spesso, fino a prendere un’aspettativa al lavoro in Italia, Kimani è tutto per lei e lei giustamente provvede ad aiutare la famiglia, venendo a mancare le commissioni. Nei mesi in cui resta a Malindi, Sara su suggerimento di Kimani decide di acquistare un terreno appena fuori dalla città, con l’idea di costruire una casa che sogna possa essere l’inizio di una nuova vita con il nuovo compagno. Entro cinque anni, infatti, spera di poter godere di un pre-pensionamento, affittare l’appartamento in italia e trasferirsi definitivamente in Kenya.
Kimani la asseconda in questo sogno e si dimostra attivo e capace nel seguire i lavori della casa, tanto che anche quando lei torna in Italia per riprendere a lavorare, le manda le foto degli avanzamenti. Dopo due anni, la “capanna” per i due cuori all’equatore è pronta.
Chiaramente per affrettare l’acquisizione del titolo di proprietà e le licenze per costruire, il terreno è intestato a Kimani, ma Sara non si ritiene stupida e anche su consiglio di una connazionale, si reca da un avvocato per fare una scrittura privata in cui si spiega che fino ad eventuale matrimonio, lui non potrà vendere il terreno o affittare l’abitazione senza il consenso di lei.

Kimani intanto convince facilmente Sara ad impiegare la sorella Trisha per le faccende domestiche, in modo anche da giustificare l’aiuto che le danno, anche per le rette scolastiche della bambina che inizia ad andare in prima.
Finalmente arriva il tanto sospirato momento del prepensionamento, il 1 gennaio di quest’anno.
Questa volta, chissà perché, Sara decide di fare una sorpresa al compagno, con cui sta preparando anche le carte per sposarsi. E’ un passo che lei non ha mai fatto nella vita, pur essendo stata legata per tanti anni ad un coetaneo.
Così Sara per la prima volta da quando si reca in Kenya, eccitata dalla nuova definitiva avventura, fa tutto da sola: prenota il volo, l’autorizzazione e la coincidenza da Nairobi per Malindi.
All’arrivo, con due grandi valige piene anche di regali per lui, decide di prendere un taxi.
Ma quando arriva nella casa che nelle sue aspettative sarà il fulcro della nuova vita, trova la porta aperta, la sala abbastanza in disordine e nessuno le risponde.
“Starà ancora dormendo…” pensa. La sorpresa sarà ancora più gustosa…
Invece la scena che trova davanti è quanto di più terribile si potesse aspettare, per lei che non aveva mai sospettato nulla. Kimani e la sorella stanno dormendo, nudi e aggrovigliati tra loro.
Sul comodino, diverse bottiglie di birra e anche di liquori.
L’urlo che lei lancia sveglia prima Trisha che, con sguardo colpevole, si copre istintivamente con il lenzuolo e scappa in bagno. Poi Kimani resuscita e si rende conto del pasticcio.
“Tesoro, ma perché non mi hai detto che arrivavi oggi…sarei venuto a prenderti!” le dice in buon italiano e pessima scelta di modus operandi.
“Ma vaff…”
L’epilogo è come forse lo potete immaginare: Kimani confesserà non solo che Trisha è sua moglie, ma che la bimba è la loro figlia.
“Però non ci sono problemi – le dice – il Kenya accetta la poligamia, io e te possiamo sposarci comunque”.
Arivaff…
Il resto è storia di questi giorni, che Sara ha voluto raccontarci e di cui ci aggiorna nei termini della causa legale intrapresa per riprendersi il terreno e la casa, che attualmente è ancora di proprietà di Kimani, il quale dopo il suo rifiuto ad accettare la situazione e di conseguenza a mantenere lui e la famiglia, ha cambiato subito atteggiamento.
Attualmente si rifiuta di andare via di casa e di accettare che lei la venda, anche se come “buonuscita” tramite l’avvocato, gli ha comunque promesso il 20 per cento.

Burocrazia, corruzione e difficoltà di approcciarsi da straniero in questioni legali, fanno da contorno e non alleviano la grande tristezza e delusione.
“Raccontare tutto mi mette ancora più frustrazione, mi sento deficiente – ammette Sara – ma spero che la mia storia possa essere d’esempio e di aiuto a tante altre come me che sognavano qualcosa di bello, semplice, pulito e si sono ritrovate nella menzogna e nelle difficoltà”.
Chiaramente non tutte le storie tra italiani e keniani, specie con qualche annetto di differenza, finiscono così: alcune non vengono mai scoperte, altre mai rivelate. Ma chi scrive in 35 anni di Kenya, e non solo a Malindi, ne ha sentite abbastanza per poter mettere una pulce, anzi, una zanzara nell’orecchio, anche non anofele, a chi intesse una relazione di questo genere.  

TAGS: Storiarelazioneitalianamatrimoniotradimento

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