326 casi su 440. Anche l’ultimo bollettino emesso dal Ministero della Salute del Kenya testimonia che Nairobi è ormai il fulcro del Covid-19 del Paese, essendo anche la Contea che esegue più tamponi.
Ma non è soltanto quello il motivo.
Nella Capitale vive gente più informata, più abbiente e più premurosa che nelle comunità rurali e sulla costa. Sono persone “di città” che, come avviene nel resto dei Paesi civilizzati del mondo, appena rilevano un sintomo riconducibile al Covid-19 si recano in ospedale o richiedono di poter fare il test. Questo difficilmente avviene nelle altre aree del Paese, dove i tamponi vengono fatti solo in presenza di situazioni gravi o allorché chi ha la febbre o altri sintomi importanti viene segnalato.
L’emergenza è continua, perché ogni giorno la percentuale dei positivi per tamponi eseguiti si attesta sopra il 10%, a volte di poco a volte arrivando anche al 15%.
Ma è anche una pandemia non così mortale per il Kenya, come ha confermato il Presidente Kenyatta, con la percentuale tra i contagiati dell’1,6% di persone che perdono la vita e di loro la metà erano già persone malate con salute compromessa a cui il virus ha semplicemente dato il cosiddetto “colpo di grazia”, mentre il 90% dei positivi risulta asintomatico.
I decessi delle ultime 24 ore sono stati 5, e fanno salire il totale dei morti ufficiali con Covid-19 a 285, mentre le guarigioni passano a 7833 dopo che altri 90 pazienti sono stati dimessi.
Da segnalare che con i primi cinque casi la Contea di Baringo diventa la quarantacinquesima su quarantasette ad avere nel suo territorio persone contagiate dal virus.
Cinque anche i casi di giornata nella Contea di Kilifi che sulla costa si uniscono ai 10 riscontrati a Mombasa ma rappresentano poca cosa nel panorama generale.
Nel discorso alla State House di lunedì 27 luglio, il Presidente Kenyatta ha comunque esortato i cittadini a non cullarsi sugli allori delle percentuali basse di pericolosità del Coronavirus e li ha chiamati alla responsabilità individuale e collettiva.