ROMANZI KENYA
09-07-2023 di Freddie del Curatolo
In una guerra non ci sono mai né vincitori, né vinti, semmai ci sono sfruttatori e vittime, e alla fine armistizi, accordi e qualche volta compensazioni tra le parti.
Anche nel caso della guerra per l’indipendenza in Kenya, una guerra atipica che venne combattuta quasi esclusivamente da una tribù, i kikuyu, contro i colonialisti britannici e tutti gli altri keniani che non vollero schierarsi, sarebbe troppo semplice stare con una o con l’altra fazione, senza conoscere la storia, le modalità dell’insediamento dell’uomo bianco in Kenya e le origini e i retroscena del sentimento libertario della popolazione locale.
Una volta assodata la legittimità del desiderio di indipendenza e autogoverno dei keniani, tutto il resto, fin nelle pieghe più drammaticamente umane e più “africanamente” disumane, viene raccontato e descritto nel romanzo “Qualcosa che vale” dello scrittore americano Robert Ruark.
Un libro pubblicato nel 1955, quando ancora non si era esaurita la rivolta dei Mau Mau e poco prima che iniziasse il processo di transizione verso la prima Repubblica del Kenya.
Ruark, con una capacità descrittiva a tratti epica, a tratti romantica, spesso cinica e spietata (come nelle scene di caccia dei safari e più avanti, nelle pratiche di giuramento kikuyu) e con un amore infinito per quella terra, riesce a non prendere mai le parti, raccontando due popoli agli antipodi che, alla mercè delle loro tradizioni e del loro status, difendevano i propri valori (da qui il titolo) fino alla morte e, ancor peggio, fino alle più terribili atrocità.
La storia è quella di una famiglia di “farmers”, agricoltori stabilitisi da Londra tra Nyeri e Nanyuki, alle pendici del Monte Kenya, e dei loro lavoranti kikuyu. I figli del fattore inglese e del suo più fedele servitore, amici d’infanzia, diventeranno rispettivamente cacciatore di rivoltosi e capo dei Mau Mau, distruggendo la loro vita e quella delle loro famiglie.
Nel mezzo c’è il meraviglioso, selvaggio Kenya degli anni Cinquanta, con lo spettacolo dei luoghi, il senso di libertà fino all’estremo che catturava non solo i bianchi che ci vivevano, ma i ricchi turisti dei safari, i cacciatori di professione, le donne a caccia di avventure, le troupe cinematografiche, scrittori e viaggiatori di tutto il globo.
E il Kenya dei nativi, con le loro ancestrali abitudini che subivano mutamenti per via della cristianizzazione e dell’imposizione occidentale di certe regole “civili”. Gli occidentali, quelle strane persone che puniscono la circoncisione e la poligamia, i riti di stregoneria animisti e i patti di sangue, ma approvano la schiavitù e sparano agli animali, li decapitano e gli scuoiano per farne trofei, senza pietà.
“Niente sarà più come prima”, ma se ogni vicenda umana è figlia dei suoi tempi e del pensiero dell’epoca, è molto meglio leggerla nel capolavoro di Robert Ruark che immaginarla o, peggio, riscriverla con la mentalità e la morale di oggi.
Tanto più che “Qualcosa che vale” non solo aiuta a comprendere meglio chi erano i keniani e i loro colonizzatori settant’anni fa, ma è uno splendido, interminabile romanzo epico da divorare con la stessa passione con cui è stato scritto.
Il romanzo in Italia è edito da Bompiani ma da anni risulta fuori catalogo, perciò rarissimo da trovare.
E’ possibile recuperare copie usate (pochissime) online, specialmente sulla piattaforma E-bay.
Dal libro di Ruark, nel 1957 è stato tratto un (non riuscitissimo) film dallo stesso titolo con protagonisti Rock Hudson e Sidney Poitiers, per la regia di Richard Brooks.
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