“Che gli stranieri sappiano che il Kenya è e resta un Paese democratico” ha detto ieri il presidente William Ruto, citando fantomatiche ingerenze straniere nelle recenti proteste antigovernative della generazione Z.
Sicuramente è una dichiarazione pertinente, specialmente guardando cosa accade in altre nazioni del continente, specialmente per quanto riguarda i vicini di casa dell’Uganda.
E’ di ieri infatti la notizia che un noto Tiktoker di 24 anni, Edward Awenbwa, molto seguito sulla piattaforma social dei giovani per eccellenza, è è stato condannato a sei anni di carcere per "aver diffuso informazioni fuorvianti e dannose" e per "incitamento all'odio" dopo aver insultato il presidente Yoweri Museveni e la sua famiglia sul social network.
Amwenbwa è stato accusato di aver fatto “commenti volgari” contro il capo di Stato ed il figlio Muhoozi, che recentemente Museveni ha promosso capo delle forze militari, oltre che sulla First Lady.
L’influencer non ha respinto le accuse, facendo capire che è diritto di un cittadino commentare l’attualità e anche i governanti. Pensate alle proteste delle settimane scorse in Kenya e a quanti improperi ed insulti sono arrivati in alto in Kenya, dai social e dalla strada.
Nell’occhio del ciclone ci sono comparti della polizia per rapimenti lampo e minacce ai “content creator”, ma sicuramente la giustizia non è alleata del governo e mantiene la sua indipendenza, come hanno dimostrato le inchieste che faranno luce sull’accaduto.
In Uganda invece la Corte ha sentenziato che Awenbwa merita ben sei anni di carcere perché “sembra non avere rimorsi per le sue azioni", come ha dichiarato il magistrato Stellah-Maris Amabilisi, leggendo la sentenza al tribunale di Entebbe. Non a caso le organizzazioni non governative da tempo denunciano regolarmente attacchi ai diritti umani e alla libertà di espressione nel Paese.