Opinioni

APPUNTI DI SVISTA

Kenya-Italia, diario di viaggio al contrario

La rubrica semiseria di Michele Senici

28-09-2024 di Michele Senici

Per scrivere questo pezzo mi trovo costretto a indossare il mio nome Kykuyu: Gichuhi.
M’è stato affidato quattro anni fa a Nairobi e oggi mi pare la giusta occasione per rispolverarlo.
Gichuhi è un uomo benestante e dunque da Nairobi s’è concesso una vacanza in Europa, accompagnato dalla famiglia.
Grazie alla sua generosità possiamo oggi condividere il suo diario di viaggio.
Andare in Europa è sempre stato uno tra i sogni più vividi della mia esistenza: riconnettermi con la terra dei nostri coloni, toccare con mano quel suolo coperto di asfalto che ha dato inizio alla civiltà che ha cambiato le sorti del mio Paese e del mio continente è un desiderio che porto con me da sempre, seppur con la paura di sentire poi quel Mal d’Europa di cui tutti parlano.

Ottenere il visto è stato complesso ma lo comprendo: quando un luogo è così speciale è opportuno che rimanga per pochi. Non è nemmeno stato complicato per qualche errore tecnico, una carta di credito rifiutata o una mail di conferma non ricevuta, come accade per i turisti che si apprestano a visitare il Kenya. È stato difficile produrre tutta la documentazione, richiesta.
Tra assicurazione obbligatoria ma solo da talune compagnie, lettera d’invito, fideiussione ed estratto conto a un certo punto ho quasi pensato che stessi sbagliando il modulo di richiesta. In fin dei conti il mio era solo un viaggio per turismo di qualche settimana! Per fortuna però, tutti questi mal di testa sono passati quando l’aereo ha toccato quella terra Europea tanto magica quanto ancestrale, che solo ad annusarla ti accorgi che esiste un legame profondo tra lei e l’umanità.

La prima cosa che ci ha colpito arrivati in Europa sono stati senza alcun dubbio gli sguardi dei bambini.
Non li dimenticheremo mai: loro sanno essere tristi nonostante abbiano tutto. Li abbiamo ammirati così tanto, sempre con le labbra rivolte verso il basso, con quell’espressione di capriccio pronta a esplodere negli occhi nonostante abbiano case grandissime piene di giochi. Abbiamo riflettuto molto con la nostra famiglia e crediamo sia proprio quello il motivo per cui queste persone stiano meglio di noi.
Non si accontentano mai e dunque lottano per ottenere sempre di più.
Che grande ispirazione! Mia moglie e le mie figlie non hanno resistito e si sono riempite il telefono di fotografie di tutti quei bambini malinconici, d’altro canto è risaputo che tutti i bambini europei sono bellissimi, non come i nostri che se ne stanno sempre con quei sorrisi a trentadue denti, peccato gliene manchino ventiquattro. Certamente si sono beccate pure qualche insulto e borsettata dalle mamme e dalle nonne di quei bambini. Noi ci siamo subito scusati eppure ci è parso tanto strano: quando siamo stati a Malindi in vacanza abbiamo visto così tante europee fare le foto ai nostri bambini malconci! Saranno state nervose, o di fretta!

Ah la fretta, questa è stata un’altra scoperta meravigliosa di questo viaggio. In Europa vanno tutti di fretta, corrono come forsennati e non c’è nemmeno una persona pigra. Tutti e dico tutti sono sempre impegnatissimi nel lavoro.
Loro sanno bene come godersi la vita senza noia. E noi sì, noi abbiamo così tanto da imparare da loro.
Non parliamo poi della saggezza degli anziani. Li trovi braccia conserte dietro la schiena osservando i cantieri, probabilmente invocando gli spiriti degli antichi affinché proteggano quelle loro stupefacenti costruzioni. Oppure li vedi trascinare questi trolley con due ruote grandi pieni di erbe e foglie.
Il mio figlio minore ha fatto una battuta dicendo si trattasse della spesa fatta al supermercato ma la nostra guida ci ha spiegato che quelle sono erbe medicinali che solo le anziane della comunità conoscono. Abbiamo anche sofferto molto, dobbiamo essere onesti. Siamo andati a Nord, in zone remote che pochissimi Africani hanno la possibilità di visitare. É stato possibile perché la nostra guida era diversa dalle altre e ci ha promesso che ci avrebbe mostrato l’Europa Vera, quella fuori dalle strade dei turisti.

Abbiamo percorso una strada che diventava sempre più stretta e che saliva verso delle montagne altissime. A un certo punto ci siamo fermati e abbiamo intravisto dietro degli alberi a forma di cono delle casette di pietra. È stato solo scendendo dal nostro van che abbiamo sentito il freddo pungente di quel villaggio. Un freddo che ti penetra dentro, altro che il freschetto di Nairobi a luglio che a noi già pare intollerabile! E lì, sentendo questo gelo bloccarci i muscoli, abbiamo capito che in quel villaggio vivono degli esseri umani come noi. Li abbiamo visti, con le guance rosse, la pelle bianca come ugali, le gocce di muco sotto al naso e noi siamo rimasti senza parole. Ci siamo domandati come possa esserci tanta ingiustizia nel mondo ma non abbiamo potuto fare niente, se non lasciare qualche braccialetto di perline e qualche caramellina di mabuyu che mia moglia ha trovato in fondo alla borsa. Non ci dimenticheremo mai la diffidenza ma anche lo stupore in quegli occhi abituati a vedere solo il bianco della neve quando hanno guardato i colori dei nostri braccialetti! Per alcuni pensiamo fosse la prima volta che vedessero una persona nera e quindi molti guardandoci ci dicevano nero, nero, nero! Alcuni aggiungendoci persino una G nel mezzo! Che emozione, siamo così felici di aver portato loro un po’ di gioia nel mezzo di quel freddo lancinante. Dal Nord ci siamo spostati al mare e lì abbiamo notato con grande stupore che tutti i bianchi sanno nuotare. Sarà perché hanno le ossa piccole e leggere e quindi riescono a galleggiare ma ci ha stupito che nuotassero proprio tutti. Avreste dovuto vedere come si divertivano nell’acqua!

Il nostro viaggio già volgeva al termine, ed essendo un viaggio famigliare capirete che nessuna delle mie figlie abbia potuto incontrare un ragazzo europeo, come lì chiamano lì, i city-boys. A me avrebbe fatto piacere che passassero un po’ di tempo con loro: dicono che nonostante il loro aspetto ingessato e intellettuale, abbiano capito il segreto della vita e oltre a questo fatto, insomma è noto a tutti che le misure là sotto siano così ridotte da garantire il massimo comfort alle donne! Un po’ meno piacere forse ma proprio poca fatica: come sono fortunati! Ora siamo già sull’aereo che ci riporta in Kenya ma siamo tutti in silenzio e ci sentiamo vuoti. Una lacrima è scesa quando l’aereo s’è staccato dalla pista e siamo certi che questi siano i primi sintomi del Mal d’Europa. Riusciremo a stare meglio? Non lo so, ma questo è uno di quei viaggi che ti cambia la vita e noi tornati a casa faremo tesoro di tutto quello che l’Europa ci ha insegnato!
Tornando a me, al vero me col nome Italiano o Kykuyu che sia, ribadisco la mia incessante e gentile lotta agli stereotipi.

••• Michele Senici, 1993. Educatore, insegnante, coordinatore di progetto. Ho aperto Casa Hera a Diani perché non sapevo dove continuare la mia vita. L’ho capito ora? Certamente no, ma va bene così, almeno osservo, penso, scrivo.

TAGS: AppuntiviaggioopinioniSenici

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