Ciò che incontri sulla strada che da Mombasa si srotola verso Sud, fino a Lunga Lunga, è per me diventato normale seppur rimasto sorprendente.
La strada non finisce lì, sia chiaro: entra in Tanzania e continua fino a Tanga, sull’oceano, e poi, forse stanca della costa, piega verso Ovest; ma questa è un’altra storia.

Anzitutto il viaggiatore deve sapere che la Strada nasce, come poche altre strade possono vantare, proprio dove finisce - se mai potesse finire - il mare. Dove la paratia della chiatta che percorre avanti e indietro il porto di Kilindini tocca terra, lì comincia la Strada.
La chiatta vomita carri, tuk-tuk, macchine, pacchi di persone e da lì la Strada è chiamata a prendersene cura. Ciò che incontri sulla strada che da Mombasa si srotola verso Sud, fino a Lunga Lunga, è una piana che da verde diventa gialla al primo sole e che da gialla ritorna verde alla prima pioggia.

La piana è tagliata da una striscia di cemento che è la Strada e le linee, gialla al centro - bianche ai lati, vanno e vengono come a loro aggrada.
Sulla sinistra l’Oceano riposa dietro alla giungla di palme, timido senza mai mostrarsi. Il viaggiatore non lo vede ma in qualche modo sa che è lì. Solo Lui con il suo vento può arruffare così la terra.

A destra nulla accade, se non l’altopiano di Shimba che si erge maleducato senza troppe cortesie ma anche questa è un’altra storia.
Pare che qualcuno dall’alto abbia chiuso e aperto veloce la mano - come scrollandosi dalle dita delle briciole - spargendo così moschee, botteghe, casette e tettoie qua e là. Un mucchietto qui, una catasta là fino a che le sue mani non sono tornate candide.

Certe moschee si ergono dal nulla, pare che qualcuno le abbia dimenticate lì durante una sosta sul ciglio della Strada. Riposano con i loro muri bianchi o giallo sporco e i tetti e le cupole - modeste e minute - verdi o o arancio o blu.
Ci trovi le junctions, i rari punti dove strade nuove - dritte verso Ovest - si diramano dalla Strada.

Lì la vita accade. Banchetti, tavolacci, lamiere, manghi, stoffe, mototaxi, avocadi, minivan, saponi, tettoie, gomme da masticare, alberi spelacchiati, polli vivi, tende da salotto di seconda mano.
Persone al crocevia che vanno e persone che al crocevia restano.
Le distingui l’una dall’altra per la misura di fretta che hanno negli occhi e tra le mani.
Chi resta strilla occasioni, destinazioni e prezzi.
Chi va porta con sé bagagli non indifferenti.

Trenta metri dopo la Strada torna sola e concentrata solo su sé stessa.
E così i viaggiatori. Silenziosi, speranzosi di arrivare a casa senza spirare inin uno dei cento sorpassi che li attendonoch nei prossimi mille metri.
Viaggiatori dimessi, bruciati dal caldo, scossi dalle vibrazioni di van troppo affollati, sudati di preoccupazioni, levigati dagli stessi viaggi fatti troppe volte ma rincuorati ad ogni chilometro dall’assenza di alternative per cui rompersi la testa nell’indecisione.

La Strada è l’unica strada.
La Strada è la Strada e I viaggiatori Le sono grati per il Suo portarli su e giù senza alcun fronzolo.
Non una sciocca ferrovia che magari inquina meno, non una pista di sabbia battuta che potrebbe essere meno trafficata.
Come un matrimonio che funziona e in cui non sono richiesti amanti, così la Strada inizia nel mare e finisce chissà dove.