Storie

AMBIENTE KENYA

La dolce sopravvivenza degli Yiaku e della loro foresta

La fantastica storia di una tribù devota alle api

21-05-2024 di Freddie del Curatolo

Sono arbusti leggeri ma tenaci, che si intrecciano attaccandosi ad alberi dalle cortecce ambrate che aspettano i raggi più intriganti del sole, per colorare il buio e l’umidità sulla tavolozza di una natura ancora poco contaminata.
La foresta di Mukogodo è così, un tuffo di estricabile boscaglia nel mare dell’altopiano di Laikipia.
Più di trecento chilometri in cui pochi esseri umani si addentrano e che rimane regno di animali timidi e felici, e di indigeni cacciatori e raccoglitori, che rispettano le loro regole, anche le più crude, si aiutano, si sfruttano a vicenda e stringono alleanze che hanno come interesse comune il mantenimento del loro habitat. Di quello che altri oggi amano chiamare “ecosistema” e che dovrebbe essere il mondo.
Gli indigeni si chiamano Yiaku. E’ un gruppo etnico autoctono cuscita. Sono circa seimila anime e vivono lì almeno da cinquecento anni, da quando i loro antenati migrarono dall'Etiopia e scelse quella foresta. Lì da sempre hanno un amico in comune con la Natura: le api.
Le api producono la loro principale medicina, il loro lenimento e, ora che hanno dovuto conoscere l’importanza e il potere del denaro, il loro guadagno essenziale.


Usano il miele anche per i loro rituali sacri, nei matrimoni e per le benedizioni. Durante le cerimonie di iniziazione nel cuore di Mukogodo, la foresta sacra, purificano i giovani che passano da un gruppo di età all'altro con una miscela di miele e acqua che si ritiene li aiuti a recuperare rapidamente dalle ferite della circoncisione. I giovani, per sposarsi, devono avere già 20 arnie da gestire e portarle in dono ai genitori della propria amata.
Gli Yiaku sono quasi tutti apicoltori ed anche per questo difendono la foresta e ne rispettano piante, fiori ed animali.
Chiedono al piccolo elefante che si addentra di non distruggere le acacie mellifere e le calliandre, alle giraffe di non guardare in basso ma continuare a nutristi delle foglie più alte e scaldate dal sole, laddove le api non arrivano. Anche perché sono loro le prime ad incavolarsi.
Così come se un leopardo attacca un giovane Yiaku che si è addentrato troppo. E' accaduto che sia stato salvato da un esercito di piccole amiche.
Yiaku e Nyuki. Così si chiamano i laboriosi insetti in Kenya. Un’amicizia che nasce dallo stesso carattere: siamo lavoratori indefessi, viviamo in comunità, abbiamo un ordinamento tribale, il nostro capotribù e sudditi fedeli. Conosciamo le regole del gioco e non ci sottraiamo.
Ma non dovete romperci le arnie.


Gli Yiaku hanno costruito le case alle loro compagne di foresta. Ci tengono a loro come un datore di lavoro d’altri tempi tiene ai suoi operai.
Dopo una decina di giorni dalla costruzione di un’arnia, come da un condominio ospitale e immerso in un contorno piacevole, le api entrano ed escono. Yiaku e Nyuki hanno gli stessi pensieri: che meraviglia lavorare ad un elemento naturale con così tanti utilizzi e allo stesso tempo nutrirsi e vivere nella dolcezza comune. Uno Yiaku che non possiede un’arnia, che non ha api come alleate, è uno sfigato.
Il sapore del miele prodotto nella maniera più naturale possibile, certifica non solo la bontà e la salute della pianta, ma anche lo stato di grazia della foresta. L’acidità, la dolcezza, la densità, il gusto pungente in gola. Ogni aspetto di ciascun miele prodotto è un segnale da cogliere, salvaguardare o sul quale intervenire.
Uno Yiaku che non ama la foresta, che non ne esalta la purezza, la capacità di ristorarsi e riprodursi, il bisogno di generare acqua e risorse senza aspettare aiuti dall’alto di chi poi la ucciderà drogandola, non è un vero Yiaku. E’ stato già contaminato, abbindolato, fottuto. Qualcuno è diventato addirittura un nemico, per inseguire le ricchezze materiali. Nella foresta cresce anche il sandalo, pianta pregiatissima dal legno molto ambito. Il contrabbando di sandalo è diffuso non meno di quello dell’avorio, ed è molto meno visibile.
Ma non per gli Yiaku, che difendono la loro pianta prediletta e le sue resine.


Al limite, chi ha bisogno di sfogarsi un po’, di ridere e non pensare troppo al fatto di vivere in un’immersione di naturale cattività, può produrre l’ancestrale grappa di miele e addormentarsi con un sorriso mellifluo.  
Quando il taglialegna illegale vede un arnia vicino al sandalo, sa già che rischierà la vita molto più che con i corruttibili ufficiali, durante il loro trasporto, quando per la pianta sarà comunque ormai troppo tardi.
Le prime a ribellarsi saranno proprio la Regina e i suoi sudditi: uno sciame può ucciderti di dolce vendetta.
Una fine addirittura peggiore di quella che il malintenzionato farebbe, cadendo nelle grinfie degli Yiaku.
Il miele venduto ha creato anche quel minimo di benessere necessario a far studiare i figli Yiaku, e alcuni di loro studieranno come guadagnare mantenendo la loro foresta, altri entreranno nel Kenya Forest Service, perché chi meglio di loro sa come difendere un patrimonio?


Il KFS ha dichiarato recentemente che la foresta di Mukogodo, nonostante l’evidente deforestazione dell’intero paese, negli ultimi dieci anni ha aumentato del 18% il suo territorio. Un fatto straordinario, che si deve anche all’amicizia dell’uomo con l’ape. “Il bello dell'apicoltura nella conservazione delle foreste è che viene conservato l'intero ecosistema piuttosto che una specie chiave di volta o un albero in particolare” dicono all’istituto di ricerca forestale del Kenya, Il KEFRI.
Per questo gli Yiuki si sono guadagnati la piena gestione della foresta e promuovono con continuità la produzione di prodotti forestali non legnosi: oltre al miele, gomme, resine e cera d’api. Gli Yiaku si guadagnano da vivere dignitosamente con l'apicoltura, guadagnando due o tre volte tanto quel che porta a casa un allevatore di bestiame minacciato dal banditismo sovvenzionato da avidi arrampicatori sociali o un contadino, alle prese con pesticidi e faide per il territorio sempre più appetito dai costruttori. In altre regioni del Kenya, loro colleghi apicoltori lamentano invece una scarsa produzione di miele dovuta al degrado dell’ambiente e al declino delle popolazioni di api. Senza rispetto, senza amicizia, pensando solo a te stesso e a fare soldi nell’immediato, perderai tutto. Non sono parole di miele, ma sono altrettanto vere.


(Photo: Christa Neuenhofer/PBase)

TAGS: mieleapiforestaecosistemaLaikipiasandalonatura

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