Speciale turismo

KENYA DA VIVERE

Turismo di nicchia in Kenya, come e dove puntare

Grandi opportunità e idee oltre safari e mare

19-09-2024 di Freddie del Curatolo

Nei giorni scorsi la nuova ministra del Turismo del Kenya, Rebecca Miano, ha affermato di voler incentivare, oltre al turismo locale e a quello da grandi numeri proveniente dai paesi stranieri, e all’ormai consueto binomio “mare-safari”, anche il cosiddetto “turismo di nicchia”.
La volontà del ministero è infatti quella di esaltare le tante particolarità che possono attrarre numeri non eclatanti, se presi singolarmente, ma che appartengono a tante differenti tipologie di viaggiatori e che spesso si indentificano con un turismo di qualità, fatto da gente che è disposta a spendere per assecondare le proprie passioni e che è predisposta a lamentarsi meno, per l’eventuale non eccellenza di certi servizi che non incidono direttamente con il motivo per cui sono in Kenya.
Ma quali sono le principali attrazioni “di nicchia” del Kenya?
Vediamo quelle elencate dagli organi di marketing locali e quelle più gettonate da social e siti specializzati.


ALPINISMO

Le escursioni di montagna, dal trekking alle vere e proprie spedizioni sulle vette del Monte Kenya, riguardano sempre un buon numero di appassionati che oltretutto condividono le loro esperienze in maniera specifica, contando sulla condivisione di milioni di appassionati nel mondo. Questo può creare un “self-marketing” che può far sì che gli sforzi per migliorare i servizi e le opportunità per queste “nicchie” si concentrino su luoghi, facilities come trasporti e sistemazioni, guide e tutto l’indotto di cui c’è bisogno.
La narrativa sul Monte Kenya e la conquista delle sue vette c’è ed è affascinante, e gli italiani ne sanno qualcosa, grazie al bellissimo libro di Felice Benuzzi, il prigioniero degli inglesi nella seconda guerra mondiale che, appassionato di roccia, fuggì dal campo di detenzione con due compagni d’avventura e scalò la montagna, piantando la bandiera italiana sulla vetta Batian, per poi tornare soddisfatto in prigionia e consegnarsi agli ufficiali britannici che ne applaudirono l’impresa.
 


BENESSERE

Il turismo del benessere, pur essendo “di nicchia” abbraccia molte discipline, tra la ricerca della salute e del relax, e quella del piacere. Si va dallo yoga, di cui l’isola di Lamu è diventata da qualche anno il simbolo, con ben due importanti festival che attraggono adepti da tutto il mondo, alle SPA particolari, che utilizzano terapie con piante e risorse di cui il Kenya è portatore sano. Si pensi al neem, alla polvere di baobab, ai tanti olii essenziali con cui sottoporsi a massaggi che, uniti alla bellezza dei luoghi in cui sorgono lodge o resort che abbinano la vacanza all’immersione nella cura del corpo e della mente, creano un’esperienza unica per chi fugge da stress e vita poco salutare.

 

CULTURA

Il Kenya ha sempre fatto troppo poco per esaltare quelli che sono i suoi siti storici e culturali. A partire da una delle particolarità riconosciute a livello internazionale, quella di essere, insieme all’Etiopia, la “culla dell’umanità”. Raramente nei percorsi del turismo vengono inseriti e conosciuti i siti preistorici, come ad esempio Thimlich Ohinga sul lago Vittoria, e l’isola di Mfangano. Ed anche quando il turismo di nicchia degli antropologi, degli studiosi e anche di tanti studenti ed appassionati di archeologia e paleontologia, si interessa a questi luoghi, manca l’organizzazione, con mancanza di indicazioni, strade impervie per arrivarci, e nessuna informazione aggiuntiva né guide professionali. Ci sarebbe tanto da fare per un’attrazione che aiuta a creare l’aura di “mal d’Africa” di cui il Kenya si ammanta. “Tornate a casa, nella culla dell’umanità” ha detto recentemente William Ruto, intervenendo in una conferenza internazionale delle Nazioni Unite a Nairobi. Bisognerà pur dare un indirizzo preciso a questa casa, e arredarla.


ECOTURISMO E CONSERVAZIONE

Sono migliaia i viaggiatori che ogni anno visitano il Kenya per la sua natura e per gli animali, e molti di loro si affezionano a luoghi particolari, seguendo prima e dopo sui social network gli sforzi di chi protegge queste risorse non solo del Paese ma dell’intero pianeta. Si pensi alla trafila di prenotazione per visitare l’orfanotrofio degli elefanti della Sheldrick Foundation, o le altissime spese e attese per soggiornare nel famoso Giraffe Manor, e fare colazione con le meravigliose amiche dal collo lungo. In Kenya si può camminare con i rinoceronti nella Mara North Conservancy, o tra zebre e gazzelle nel santuario di Naivasha, ad esempio. Ma pochi lo sanno e tante altre potrebbero essere le occasioni di vivere un’esperienza diretta, coinvolgente, oltre che sicura e che vada ad aiutare economicamente gli sforzi di chi si adopera per mantenere un patrimonio unico.

 

FOOD TOURISM

Alcune destinazioni africane, hanno nel loro “pacchetto” di attrazioni, anche il cibo. Non è mai difficile prendere “per la gola” i turisti, ma non basta servire loro a tavola la frutta esotica, il pesce fresco o qualche specialità di cucina locale. Località che attirano valanghe di viaggiatori, come Marrakesh o Cape Town, hanno fatto dello street food e dei mercatini di specialità gastronomiche locali veri e propri “percorsi obbligati”. Per avvicinarsi al Kenya, si pensi al mercato di Forodhani a Stone Town, la città vecchia di Zanzibar. Per un turista è sempre tappa obbligata, e oltre ad alimentare l’economia locale, diventa una delle cartoline mondiali che calamitano migliaia di persone sull’isola tanzaniana. Da tempo ci si chiede come mai i kenioti, che pure amano mangiare e per natura sono portati a farlo in strada, non allestiscano colorati mercatini di specialità locali e non facciano dello street food un’attrazione particolare. Luoghi caratteristici dove farlo ce ne sono eccome” E mangiare oltretutto, non è mai stato “di nicchia”.


 

KITESURF

Le splendide spiagge della costa keniana accolgono ogni anno migliaia di bagnanti che pensano soprattutto a sole, mare e al massimo qualche escursione marina. Ma ci sono anche molti sportivi appassionati, specialmente giovani, che prediligono l’oceano indiano e la sua costa ventilata con il mare non eccessivamente ondoso per via della barriera corallina e delle maree, per praticare uno degli sport “di nicchia” che vanno per la maggiore di questi tempi, il Kitesurf.
Quello dei kiters è un turismo semplice dove c’è tutto da guadagnare, perché ai giovani piace divertirsi in ogni forma e in un’estensione di giornata che arriva fino alle notti in cui si balla e si fa festa.
Il successo di destinazioni emergenti come Kilifi ne è la riprova, così come la manifestazione internazionale di Kitesurf che si tiene ogni anno a Diani ed attrae centinaia di appassionati e tanti loro amici e curiosi.

TAGS: nicchiaturismokitesurfpreistoriastreet foodbenessere

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