Personaggi

KENYA SOLIDALE

Paul e il 'suo' Kenya come il rugby

Una vacanza sognata tra condivisione e naturalezza

19-06-2023 di Freddie del Curatolo

Il rugby è lo sport più umano e signorile. Tra tutte le competizioni, è riconosciuto come portatore sano di dignità morale e valori alti che incarnano lo spirito decoubertiniano.
Anche per questo motivo è una disciplina molto amata e seguita dal popolo keniano, particolarmente nelle zone rurali e nei ferventi sobborghi delle città, quelli dove la povera gente lavora e cerca di elevarsi, e costituisce la forza produttiva che fa crescere il paese.
Nella storia che vi raccontiamo, il rugby è una metafora di una bella esperienza reciproca, ma non solo.

Paul Derbyshire, campione italiano della palla ovale il cui cognome tradisce le origini inglesi del padre, rugbista come lui, ma è un “toscanaccio” di Cecina, provincia di Livorno, è da poco tornato dal Kenya dove si è voluto regalare, dopo aver concluso una carriera ricca di soddisfazioni giocando in alcuni dei più importanti team di Serie A, una vacanza solidale. Perché chi vive l’essenza del rugby non può che essere così e perché sua moglie Bianca è sull’identica linea d’onda.
“Ce l’eravamo detti – racconta Paul a Malindikenya.net – era la prima cosa che avremmo voluto fare. Conoscevamo già le importanti iniziative di Karibuni Onlus e abbiamo deciso di vivere quella realtà così distante dalla nostra”.

Paul era già stato in Africa, in una delle mecche del rugby, il Sudafrica, ma più che altro per giocare.
“Il nostro viaggio è iniziato da Nairobi – rivela lo sportivo – abbiamo voluto visitare prima la capitale, con una guida fornita da Karibuni. Non in senso turistico, ma addentrandoci nelle zone popolari, nei mercati, per conoscere la vera realtà di Nairobi”.
Poi, prima di tuffarsi nell’entroterra povero ma straordinariamente unito e umile di Langobaya, dove da anni sono i progetti di Karibuni, l’immancabile esperienza del safari.

“Una cosa meravigliosa – ammette Paul – finalmente ci siamo immersi nei paesaggi che fino ad allora avevamo visto solo in televisione. Il senso d’infinito e gli animali ammirati nella naturalezza del loro ambiente, sono emozioni forti che porteremo sempre dentro”.
E dopo le “yard” di savana nello Tsavo Est, ecco finalmente la meta: la fattoria Karibuni di Langobaya, dove Paul e Bianca vivono giornate intense, a contatto con i lavoratori e la popolazione locale.
“E’ stato un onore per noi vivere la realtà della comunità di Langobaya, abbiamo ricevuto da loro, a livello di emozione e accrescimento interiore, più di quello che abbiamo dato. Alzarsi al mattino insieme a loro e partecipare alle attività della fattoria e vivere a stretto contatto con la realtà rurale africana in cui tutti si aiutano e c’è grande coesione, è stato formativo”.

In fondo è lo spirito del rugby, e per l’ex giocatore trentaseienne, non poteva che esserci anche la parentesi sportiva. “Abbiamo iniziato a conoscerci con una partitella di calcio improvvisata, su un campo ben lontano da quelli in erba di noi occidentali ‘viziati’ – ricorda Paul – è stato indimenticabile. Poi ci siamo dedicati un po’ al rugby, avendo portato dall’Italia palloni e divise. Ho dato un po’ di lezioni ai ragazzi della scuola sostenuta da Karibuni e c’è stata una risposta entusiasta. I keniani amano molto il rugby e la sua filosofia e sono anche più forti e avanti di noi nel “Rugby a 7”, ma vogliosi di imparare a stare in campo anche a 15. Mi ascoltavano con un interesse raro ma, come ho detto, a Langobaya ho imparato più di quello che ho insegnato e già mi mancano loro e quelle giornate così vere e intense. Speriamo di poter tornare presto in Kenya e in quella realtà”.
L’esperienza di Paul e Bianca è la testimonianza della reciprocità del bene: aiutare ad aiutarsi è il modo più nobile per far del bene facendolo anche a sé stessi. Perché la vita può essere tutta un “terzo tempo”, in cui non si debba parlare di “solidarietà”, ma di “naturalezza”.

TAGS: karibunirugbypersonaggistorieesperienzasociale

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