Reportage

REPORTAGE

A bordo dell'orgoglio dello shipping italiano a Mombasa

Viaggio sulla Jolly Perla della Messina, gigante dell'import-export tra Europa e Africa

18-10-2018 di Freddie del Curatolo

Tra poco più di due anni festeggerà un secolo dalla sua fondazione, la Messina è sicuramente l’orgoglio italiano dello shipping nel mondo.
In Kenya, poi, Messina è da decenni sinonimo di importazione di ogni genere di prodotto dall’Europa e dal Sud Africa. 
Ogni mese al porto di Mombasa arrivano e ripartono quattro navi Ro/Ro, le più grandi mai costruite al mondo per il trasporto di containers, veicoli e project cargo .
Giuseppe Fedele, da 21 anni rappresentante della compagnia per l’Est Africa, ci accompagna in una visita alla Jolly Perla, uno di questi giganti italiani dei mari: 240 metri di lunghezza per 37,5 di larghezza, 50 mila tonnellate di stazza. 
Solo la rampa che percorriamo per salire a bordo ne pesa 450.
La Perla, come le sue gemelle Cristallo, Diamante e Quarzo, è una modernissima nave Ro/Ro (sigla che indica che le operazioni di carico e scarico sono via rampa e cioè “roll on-roll off”) di recente costruzione, uscita dai cantieri nel 2011 e subito destinata alla rotta tra il Mediterraneo (Barcellona, Marsiglia, Genova e Napoli) e il Sud Africa, passando dal Canale di Suez e facendo tappa a Gedda e Gibuti, prima di affrontare il Corno d’Africa.
“Da anni ormai la nostra flotta naviga ben al largo della Somalia per evitare la pirateria – spiega Fedele , mentre dal ponte di comando dominiamo tutta l’isola di Mombasa – L’ultimo attacco, in ogni caso, risale al 2008 quando la Jolly Rosso venne investita da circa 300 colpi di mitraglia e da due granate lanciate con il bazooka. Grazie all’abilita’ del Comm.do ed alla struttura della nave con una linea di galleggiamento molto alta, i pirati non riuscirono ad assaltare la nave, ma entrammo nel porto di Mombasa con le lamiere modello groviera e il fumaiolo trafitto da parte a parte”.
Oggi con la nuova flotta l’importazione e l’esportazione da Kenya, Tanzania, Uganda, DRC, Rwanda, Burundi, Zambia, Malawi e South Sudan è garantita e sempre più veloce. Tra andata e ritorno la Perla impiega poco più di due mesi, comprese le rotte seguenti a Mombasa, ovvero Dar Es Salaam, Durban e Maputo. 
Standard altissimi, permessi dalle più moderne tecnologie presenti a bordo e dall’esperienza accumulata in tanti anni di rotte simili e problematiche affrontate e quasi sempre risolte.
Il personale d’equipaggio, di conseguenza, è ridotto a 20 unità, divisi tra italiani e stranieri.
Se da anni in Kenya possiamo gustare quotidianamente alimentari italiani come pasta, olio, vini e tanti altri cibi, lo dobbiamo principalmente a queste navi e a chi le amministra. Esattamente come il Kenya per l’esportazione.
“Carichiamo soprattutto caffè, the, frutta (particolarmente ananas ed avocado), pellame, sisal – conferma Fedele, che su queste rotte ha navigato per anni, è un Capitano di Lungo Corso ed ha navigato per 15 anni, prima di diventare manager tra Kenya e Tanzania – mentre dall’Italia oltre ai cibi, arrivano macchinari per l’industria, veicoli, pezzi di ricambio e tanto altro”.
La squadra Messina al porto di Mombasa, di cui Fedele è l’unico non keniano, oggi scarica dai 35 ai 37 teus (unità di misura dei container) in un’ora, contro i 15 della media del porto. 
La Perla ne può trasportare più di 3200 teus per volta.
Nella prossima puntata conosceremo l’equipaggio, le gerarchie, la loro vita a bordo e tanti altri segreti di uno dei vanti italiani del trasporto via mare nel mondo.
 

TAGS: perla mombasamessina kenyagiuseppe fedeleporto mombasa

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