L'angolo di Freddie

L'ANGOLO DI FREDDIE

Il fungo dei ricordi delle cascate di Chania

Kenya on the road, tra presente e ricordi

29-09-2024 di Freddie del Curatolo

E’ vero, viviamo in tempi in cui la memoria si è accorciata come la coperta della nonna di uno che ha improvvisamente freddo.
Ma in Kenya, il luogo in cui se non si vive alla giornata si è spacciati e se si vive sulle giornate degli altri si è spacciatori, la memoria è sempre stata vicina e cattiva.
Specie, per i kenioti, la memoria dei tempi coloniali.
Arrivando alle cascate di Chania a Thika, appena fuori Nairobi sulla strada che presto s’inerpicherà verso il Monte Kenya, è difficile respirare l’aria di sessant’anni fa, specie immaginarla senza inquinamento, chiudendo gli occhi per eliminare dalle pupille il cemento.
Ciò che di più simile è rimasto, oltre allo scroscio rumoroso dell’acqua, è il Blue Post Hotel, che si affaccia alle cascate.
In quest'oasi d'acqua e foresta minacciata dall'urbanizzazione più becera, negli anni d’oro e di vergogna del colonialismo britannico, il proprietario miliardario e ubriacone Harry Peyton, che saliva sul tetto completamente nudo con una sufuria, la grande pentola africana da polenta, in testa a mo’ di cappello, gridando “sono un fungoooo!”, minacciava ogni due per tre di lanciarsi con una liana nelle cascate con in mano una bottiglia di whisky e non tornare più.
Qui la leggenda narra che Johnny Weissmuller si sia lanciato veramente, senza whisky e senza controfigura, riemergendo per il sollievo di Gordon Scott, il regista di Tarzan.
Il Blue Post per anni è stato anche meta di curiosi e cinefili che volevano vedere le famose “cascate di Tarzan” e ci ha marciato sopra, anche se pare che qui siano state solamente fatte le prove generali delle scene, e che le scene tra jungla, liane e cascate del vero Tarzan girato nel 1960, siano state girate. con controfigura, mentre Weissmuller se ne stava in piscina sognando di fare il fungo, in Uganda.
Le cascate sono sporche e inquinate come la memoria e la coscienza degli inglesi, ma allo stesso tempo ti attraggono con un rumore antico. I ricordi scrosciano, si gettano sullo strapiombo con violenza inaudita e si placano nell’acqua torbida che ne cambia il senso e il valore. Tanto che ti verrebbe voglia di arrampicarti sulla roccia, afferrare una liana, battere i pugni sul petto e urlare uno jodel della jungla sparendo nel mezzo della cascata. O ancora meglio, salire sul tetto del Blue Post con una bottiglia di whisky in mano, una sufuria in testa e gridare “sono un fungoooooooo”.

TAGS: cascatericordiThika

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