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Terrorista sarà mia sorella!

Nuove truffe per accaparrarsi le eredità in Kenya

11-02-2019 di Freddie del Curatolo

Immaginate l’espressione di sconcerto e stupore della signora Zahara Mohamed, tornata nel suo Kenya come tutti gli anni da una vacanza negli Stati Uniti con il marito americano, quando i corpi speciali della polizia nazionale le piombano in casa a Mombasa, su mandato del fratello Noor e le trovano un arsenale di armi, con più di cinquecento pallottole più una serie di documenti riconducibili ad attività filo-terroristiche.
Il caso finisce in corte perché subito dopo arriva la testimonianza (falsa) del fratello che rivela connessioni della coppia con il terrorismo internazionale.
Il signor Mark Pote, marito di Zahara, risiede in Kenya da pensionato e pare subito persona al di sopra di ogni sospetto.
Inutile dire che quando in un’inchiesta keniana c’è di mezzo un cittadino statunitense, la cautela è particolarmente consigliata.
Così, con i soliti ritmi “pole pole” (ma quando si parla di giustizia lenta e macchinosa, noi italiani non abbiamo proprio nulla da insegnare) le investigazioni arrivano in alto e alla fine l’accusato diventa proprio lui, reo di aver piazzato armi, munizioni e quant’altro nella residenza di Zahara per mettere le mani sull’intera proprietà, che la sorella ha ereditato nel 2011 dalla defunta madre e che oggi vale quasi 1 milione di euro.
Secondo Noor, le munizioni appartenevano al cognato, ex militare USA, ma alla fine si scopre che le aveva acquistate lui al mercato nero.
Ora Noor, la cui azienda di mobili è fallita qualche anno fa, è accusato di tentata frode e di acquisto e possesso illegale di tutto quello che è stato ritrovato a casa di sua sorella e rischia una pena esemplare.
Non è questo il primo caso in cui le accuse di terrorismo, negli ultimi tempi, vengono utilizzate da keniani per mettere le mani su terreni e proprietà o semplicemente per neutralizzare un concorrente in vista di un’eredità o di un business importante. E’ capitato alcuni mesi fa a Nairobi, quando un commerciante di Eastleigh ha rischiato di vedere chiusa la sua attività, dopo una denuncia particolareggiata che poi si è scoperto provenire da un suo concorrente.
Lo stato di attenzione delle autorità keniane sulla questione sicuramente ha aguzzato l’ingegno malato di menti criminali o disperate, ed è sicuramente un segno dell’evoluzione dei tempi.
Sulla costa, purtroppo, ancora si agisce in maniera molto più diretta e definitiva, ammazzando gli anziani che non accettano di vendere le loro terre, accusandoli di stregoneria.
Sulla questione, con colpevole ritardo dopo anni e centinaia di casi nella sola Contea di Kilifi, (LEGGI QUI UN NOSTRO PRECEDENTE ARTICOLO) compreso quello terribile ed eclatante del leader spirituale della comunità Mijikenda, Mzee Katana Kalulu, è intervenuto ultimamente il Ministero degli Interni che ha garantito, iniziando con alcuni arresti di bande di giovani killer su commissione, di porre un freno alla grave situazione. Un conto è una tentata truffa anche un po’ cialtrona, un conto l’efferato omicidio, il cui mandante è addirittura un parente della vittima.  

TAGS: terrorismo kenyatruffa kenyamombasa kenya

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