Ambiente

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Addio alle nevi di Kilimanjaro e Monte Kenya

Entro il 2040 spariranno tutti i ghiacciai dell'Africa

20-10-2021 di Leni Frau

18 anni prima della fine di un magnifico spettacolo che significa anche speranza.
Questo il tempo che ci rimane per ammirare ancora le nevi perenni del Kilimanjaro e quelle altrettanto spettacolari del Monte Kenya.
Ma non è solo un fatto ottico e di turismo, i ghiacciai che secondo gli atti che verranno presentati alla prossima conferenza sul clima dell’ONU scompariranno entro il 2040 causeranno gravi scompensi climatici che affliggeranno l’agricoltura e la vita dell’uomo e degli animali.
Secondo i dati che verranno presentati il prossimo 31 ottobre a Glasgow, l’Africa è il continente che più soffrirà dei cambiamenti climatici. Il suo tasso di riscaldamento è notevolmente più alto di quello degli altri continenti, nonostante le sue nazioni siano responsabili del solo 4% delle emissioni globali di gas serra. Si calcola che nel prossimo decennio le temperature medie stagionali possano aumentare di 2.5 gradi.
Il rapporto cita anche il terzo massiccio africano ricoperto da nevi perenni, il Ruwenzori in Uganda. Non si tratta di montagne da cui sgorgano sorgenti d’acqua che possano significativamente influire sulle regioni circostanti, ma l’apporto dei ghiacciai è una sorta di sentinella per altri fenomeni atmosferici che cambieranno per sempre le condizioni meterologiche e di vita dell’Africa equatoriale.
Quelle del Monte Kenya saranno le prime vette a perdere il colore bianco, secondo gli studiosi già nei primi anni del prossimo decennio si potrebbe assistere ad una decisa perdita di ghiaccio.
“Il rapido restringimento degli ultimi ghiacciai rimasti in Africa orientale, che si prevede si scioglieranno interamente nel prossimo futuro, segnala la minaccia di un cambiamento irreversibile del sistema Terra -  ha detto il segretario generale dell’Organizzazione Mondiale del Clima, Petteri Taalas.
Già nel 2017 si segnalava l’inevitabile scomparsa del ghiacciaio Lewis, il più esteso del Monte Kenya, diminuito del 90% dagli inizi del Novecento. Secondo gli esperti, però, l’innalzamento delle temperature influirebbe solo in maniera minima su questo fenomeno. La diminuzione dell’umidità atmosferica, data anche dall’inquinamento, sarebbe la causa principale, ma tanti altri elementi concorrono a far pensare che il grande gigante a nord di Nairobi sarà il primo a subire la perdita del suo cappello bianco.
Anche il rapporto 2020 sullo stato del clima in Africa mette in risalto la sproporzionata vulnerabilità dell'Africa, ma rivela anche come investire nell'adattamento climatico e in sistemi di difesa naturale alle minacce del degrado ambientale, compresa la drastica riduzione delle emissioni di carbonio, sia l’unica speranza per evitare la crescente insicurezza alimentare e conseguente povertà creata dall’aumento del riscaldamento in Kenya.
Nella fattispecie, alle pendici del Monte Kenya, il té nero, di cui il paese africano è il più grande esportatore del mondo, potrebbe essere la prima vittima e mettere in pericolo il lavoro e la sussistenza di migliaia di coltivatori delle piantagioni.

TAGS: kilimanjaromonte kenyanevi kenyaghiacciai kenyamontagne kenya

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