EDITORIALE
22-08-2024 di Freddie del Curatolo
Se le scimmie del Kenya, particolarmente i colobi, specie in via d’estinzione che è ancora possibile ammirare, specialmente sulla costa del Paese africano, potessero parlare, si ribellerebbero alla nuova esagerazione mediatica che, come in quasi tutti gli argomenti che ormai vengono trattati e diffusi, tende a fare un calderone unico di tutto, a vantaggio di chi ci lucra sopra.
Così sta accadendo per il cosiddetto “vaiolo delle scimmie”, poco più che una malattia infettiva per cui esiste già un vaccino, ma per la quale in alcuni Paesi poveri in cui la popolazione non ha grandi possibilità di accesso alla sanità, né i governi si premuniscono, dato che non viene fatto per malattie ben più gravi.
Ma se i dati che riguardano la Repubblica Democratica del Congo, paese in cui un turista non metterebbe piede nemmeno a pagamento ed un viaggiatore “fai da te” si reca solo per affari o particolari interessi, parlano di più di 500 morti, l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha deciso, tanto per lavarsene le mani con disinfettanti da loro prodotti, di mettere in guardia chi viaggia dal recarsi in Congo e nei paesi limitrofi, citando una manciata di casi anche in Burundi, Ruanda e Repubblica Centrafricana.
E qui ci si infila la stampa acchiappaclick, a cui molti ma non tutti hanno fatto ormai il callo, tranne le scimmie che, fortunate loro, non vengono quasi mai chiamate in causa.
"Quali sono i Paesi più attrattivi dell’Africa centrale e subsahariana?
Fammi vedere un po’…ma certo, il Kenya!
Non ci credo…c’è stato anche un caso (era un cittadino ugandese al confine con la Tanzania, ma chissenefrega), inoltre il loro ministero della Salute ha lanciato l’emergenza, anche perché non ha vaccini in casa (che novità…)”, anche se il comparto della sanità dell'Unione Africana ha promesso quanto prima 50 mila dosi.
E vai con la notiziona!"
Ecco che, anche se l’OMS non ha citato il Kenya, si può tranquillamente segnalare anche quella destinazione, che eccome se è turistica, dato che sta tornando il boom, con un aumento sensibile di anno in anno degli ingressi e la ripresa dei charter.
Ma le scimmie non ci stanno.
Vorrebbero chiedere come mai nessuno dice che i colobi e le altre famiglie di scimmie presenti in Kenya non trasmettono Mpox, non hanno nel loro corpo né gli ormai noti Clade I, Clade 1b e neanche il Clade II.
E se uscirà il Clade III prima dell’iPhone 17, non avranno neanche quello.
La conferma arriva da Luciana Parazzi, luminare dei colobi del Kenya e fondatrice del Colubus Conservation Centre a Diani, sulla costa keniana.
E lei, che con le scimmie parla ogni giorno, oltre a salvarne e curarne decine e decine, ad assicurarci che le sue amiche ne hanno piene le liane delle generalizzazioni e della superficialità con doppio fine per i furbi.
Infine un invito ai turisti: continuate a frequentare il Kenya e considerate il vaiolo per quello che è, una malattia i cui sintomi sono visibili e per la quale si muore molto meno che per un nocciolo d’oliva che vi va di traverso, tranne in Congo dove comunque non hanno gli ulivi. Ma per favore, non fate nemmeno l’errore opposto di innamorarvi troppo delle graziose scimmiette e dare retta ai beach boys che ad esempio vi portano alle rovine di Gede, vicino a Watamu (recentemente dichiarate patrimonio nazionale dell’UNESCO).
Girano in rete video di turisti che danno da mangiare ai rari colobi ed altri esemplari, cosa non solo vietatissima, ma che nuoce alla loro salute. E Luciana Parazzi lo sa bene, perché poi i delicati e bellissimi colobi vengono trasportati (male) nel suo centro, e spesso vi arrivano in condizioni disperate. Anche per questo sarebbe auspicabile un centro di cura e conservazione della specie a Watamu.
Alla fine, le scimmie hanno ragione: le malattie mentali trasmesse dall’uomo al pianeta, alla natura e agli animali che lo popolano, saranno sempre le più gravi e pericolose.
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