“Nessun allarme in Kenya, la situazione del vaiolo delle scimmie non è minimamente paragonabile a quella del Covid-19”.
Le parole arrivano dal vice direttore della sanità pubblica keniana, Sultani Matendechero, che parlando in un’emittente radiofonica nazionale, ha rassicurato i suoi cittadini che non ci sono grossi rischi per i cittadini, dopo l’annuncio del quarto caso di persona che avrebbe comunque contratto il virus all’estero.
L’annuncio non è affatto scontato, perché in passato troppe volte abbiamo avuto a che fare con atteggiamenti “protezionistici” nei confronti del comparto medico, sia per la consuetudine dei paesi africani di chiedere (anche preventivamente) aiuti, essendo consci di non avere strumenti né mezzi per combattere ipotetiche emergenze sanitarie, sia perché c’è sempre qualcuno pronto a lucrarci sopra.
“Tutti sono ansiosi di paragonare l'Mpox al COVID-19 e si chiedono perché non lo dichiariamo una minaccia seria. La realtà è che l'Mpox non si diffonde con la stessa velocità del COVID-19”, ha detto invece il dottor Matendechero, aggiungendo che i rischi di una pandemia sono scarsissimi.
Anche in Kenya, comunque, la psicosi è elevata: sono molte le segnalazioni da parte dei cittadini alle autorità sanitarie negli ultimi giorni. C’è da dire che quasi tutti i casi segnalati non si stanno rivelando Mpox. Il ministero della Sanità ha ammesso che comunque il numero dei malati possa aumentare “a causa delle interazioni tra individui infetti e altri nella comunità” anche se a differenza del Covid-19, che si diffondeva principalmente attraverso le goccioline respiratorie, il vaiolo delle scimmie si trasmette prevalentemente attraverso il contatto ravvicinato con individui infetti o materiali contaminati, “il che rende meno probabile la possibilità di causare un'epidemia di grandi dimensioni nelle circostanze attuali” ha detto Matendechero.
La soglia di attenzione da parte delle unità mediche di controllo, specialmente nei posti di frontiera, è stata comunque alzata e nei due aeroporti internazionali da cui proviene il 90% dei viaggiatori stranieri, sono già in vigore nuove norme che prevedono un’autocertificazione e la misurazione della temperatura corporea.