Chi come il sottoscritto ha seguito la crescita e la parabola sociale del Kenya e della sua gente, ricorda come quarant’anni fa di qualsiasi cosa ci si ammalasse, era “malaria” e di qualsiasi cosa si morisse, fino al giorno prima si stava benissimo.
Come tante altre cose, anche la sanità e la percezione della salute, fortunatamente, si sono evolute, anche se non sempre parallelamente alla conoscenza e alla misura.
Oggi non ci sono più solo i farmaci generici ed economici, spesso anche effetti placebo, non c’è più solo il Panadol dove quel “Pan” stava per “Panacea”, l’Eno per lo stomaco o lo sciroppo Rhino per la tosse.
Il covid ad esempio, ha fatto scoprire anche alle classi meno agiate l’utilizzo dei vaccini, che nel giro di poco tempo infatti sono andati esauriti, e c’è chi acquista sul dark web gli antidolorifici perché gli ospedali non sono attrezzati per le terapie del dolore. Per non parlare di stimolanti sessuali e droghe sintetiche sulla tratta Pechino-Nairobi.
Ma parlando della gente comune, si sta sviluppando qualcosa che forse noi italiani abbiamo sperimentato dagli anni Sessanta, la corsa agli antibiotici, ai cortisonici e simili. In Kenya però entrano in ballo due fattori che allora non esistevano: la presunzione di conoscere la scienza medica infusa da internet, e la pochissima fiducia nelle strutture sanitarie pubbliche del Paese.
L’abitudine, anche nelle fasce medio-basse della popolazione, ha preso così piede che anche il ministero della Sanità ha dovuto mettere in guardia i keniani dall’uso eccessivo di questi farmaci.

La viceministra della sanità, Mary Muthoni, ha esortato i kenioti a recarsi presso le strutture sanitarie quando si sentono male e a non auto prescriversi antibiotici.
“Chiediamo ai cittadini di evitare i farmaci da banco e di non prescrivere farmaci a se stessi. È importante sottolineare che la resistenza agli antibiotici è ormai una realtà”, ha affermato Muthoni.
In realtà la resistenza agli antimicrobici è un problema crescente, non solo in Kenya, ma in tutta l’Africa e a livello globale, a causa della tendenza delle persone di tutto il mondo a ricorrere all'automedicazione per i disturbi più lievi e non solo.
I dati in possesso della sanità keniana segnalano una crescita negli anni di abusi di farmaci e di resistenza dei pazienti alle cure più comuni e per le patologie classiche, come influenze e gastriti, ad esempio. Dati che riguardano soprattutto i giovani: uno su 10 in Kenya, tra i 15 e i 24 anni, fa uso quotidiano di un farmaco o di una sostanza che ritiene curativa.
“Quando avete un raffreddore comune o l'influenza, non correte a comprare antibiotici. Andate dal medico, chiedete una prescrizione adeguata e procuratevi i farmaci giusti che sono stati prescritti da qualcuno esperto e consapevole di ciò di cui il vostro corpo ha bisogno” ha avvertito la viceministra.
Si parla innanzitutto di farmaci, per non parlare di altre sostanze di cui specialmente i giovani sono fruitori, anche compulsivi, come l’alcool e le droghe leggere. Come sempre, la mancanza di educazione e il ruolo dell’insegnamento e della prevenzione lasciato in mano ai bordelli dei social media e alle loro avide maitresse, sono la causa principale di questo spaesamento su più fronti.