ECONOMIA
20-08-2024 di Freddie del Curatolo
E’ un momento molto delicato per la politica economica del Kenya, sia a livello interno che internazionale.
Dopo che le proteste della gioventù keniana, la cosiddetta Generazione Z, si sono piano piano affievolite fino all’ultima giornata a Nairobi a cui hanno preso parte praticamente solo gli attivisti che avevano per primi manifestato alla fine dello scorso maggio contro la legge finanziaria, il governo da una parte si sente rinsaldato, dall’altra sarà presto costretto ad adottare decisioni impopolari, con il rischio di vedere nuovamente il popolo insorgere.
Da giorni circola negli ambienti vicini alle istituzioni la voce che il presidente William Ruto starebbe pensando addirittura di chiedere al parlamento di reintrodurre la stessa legge finanziaria, che era stato costretto ad eliminare dopo le richieste della piazza, sfociate nell’assalto al parlamento proprio nel giorno in cui veniva approvata. Forte di una maggioranza allargata con diversi membri dell’opposizione, dopo l’ingresso di 4 di loro nel nuovo governo come ministri, non sarebbe difficile riapprovarla, anche se i tempi tecnici per eventuali stop della Corte e pronunce su altrettante eventuali petizioni, non prevedono che la cosa si possa attuare a breve.
Quindi il nuovo ministro del Tesoro, John Mbadi, uno dei membri dell’opposizione entrati nel governo, dopo aver incontrato il rappresentante per il Kenya del Fondo Monetario Internazionale, ha annunciato l’intenzione di voler reintrodurre una delle tasse previste dalla finanziaria e precedentemente annullate, ovvero la cosiddetta “ecotassa” del 10% sugli articoli non direttamente smaltibili e non ecosostenibili d’importazione, con la sola eccezione degli assorbenti igienici, che erano stati uno dei motivi scatenanti della protesta, specialmente da parte delle attiviste donne.
Il motivo è chiaro: si cerca da più parti di racimolare il miliardo e più di dollari per colmare il deficit causato dalla mancata approvazione della finanziaria 2025, in cui erano incluse, tra le altre, le controverse accise sul pane e sull’olio vegetale e una tassa di circolazione sulle automobili in base al loro valore.
Mbadi ha dichiarato che il governo è nelle fasi finali di elaborazione di altre misure di raccolta delle tasse, attraverso il Tax Amendment Bill, una proposta che contiene 47 emendamenti, ed è quasi pronto per una nuova introduzione in Parlamento. In pratica, non si parlerebbe di reintrodurre la finanziaria, ma di fatto tutte le imposte tranne quelle più impopolari tornerebbero in auge.
Se il FMI spinge affinchè il Kenya si sforzi di recuperare contributi, dall’altra parte molte multinazionali si erano già opposte all’ecotassa, con la minaccia di abbandonare il mercato keniano se fosse passata.
Tra queste anche il gigante Coca Cola.
Un'altra via più morbida per cercare di racimolare denaro è quella di estendere di sei mesi il periodo di amnistia fiscale, per consentire a più contribuenti di presentare la dichiarazione dei redditi.
Un accenno finale anche alla lotta contro la corruzione, che come ha dichiarato recentemente il primo segretario Musalia Mudavadi, si mangia circa 5 miliardi di dollari all’anno, ovvero quasi due leggi finanziarie.
Per ora le uniche contromisure sono state individuate nella continua e più efficiente automazione dei servizi di riscossione delle entrate, anche se sicuramente non basta.
Nell’attesa delle decisioni e di come saranno assorbite dai keniani, la valuta locale, lo scellino, riesce a tenere botta sul dollaro, restando fermo sotto quota 130. Ci gioca anche il turismo, che ad agosto tra mare e grande migrazione sta portando un po’ di rimesse, euro, dollari, yuan e sterline freschi, nell'ambito di un primo semestre promettente per il settore. Il Kenya infatti ha registrato entrate turistiche per 142,5 miliardi di scellini nella prima metà del 2024, con una crescita del 21,3% rispetto allo stesso periodo del 2023, come ha annunciato ieri il ministero del Turismo.
Questo dato positivo si aggiunge alla promessa da parte del Fondo Monetario di un nuovo prestito che andrebbe a coprire in parte le mancanze provocate dalla finanziaria, sperando che venga capitalizzato al meglio e non si disperda in meandri fin troppo conosciuti . Al resto, come sempre accade, ci penseranno le tasche di chi lavora.
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