STORIE
06-11-2020 di Freddie del Curatolo
Sulla costa del Kenya è in atto un silenzioso, quotidiano crimine che non riguarda il genere umano e non è legato a nessuna sfortuna piovuta dall’alto, né ad esami di laboratorio finiti male o ad un carpaccio di animali infetti.
Ogni giorno ormai viene ucciso un baobab millenario, abbattuto uno dei simboli di questa terra, una pianta ricca e sacra per l’etnia Mijikenda e meravigliosa agli occhi di chi frequenta il Kenya.
Una pianta i cui semi producono frutti talmente curativi che sono aspirine vere e proprie e fanno crescere i bambini poveri dei villaggio sani e forti nonostante la mancanza di tanti alimenti.
Una pianta il cui legno oltretutto non ha utilizzi pratici e che viene chiamata “mzee”, l’anziano del villaggio, proprio perché spesso delimita un’area abitata e racconta la vita di una comunità.
Per questo i Mijikenda ritengono che il baobab raccolga in se le anime dei loro antenati e tutte le leggende tramandate oralmente, che sia custode della storia e della cultura, e che le sue radici antiche siano un simbolo dell’attaccamento di questo popolo alla sua terra, unica vera risorsa della loro vita nel tempo.
Fino a pochi anni fa, quando la speculazione edilizia sulla costa non aveva ancora oltrepassato il livello di guardia, quasi nessuno si azzardava ad abbattere un baobab. Da un po’ di tempo a questa parte la strage ha avuto inizio, a colpi d’accetta o di sega elettrica, senza che nessuno riesca a fermare questo scempio.
Ieri Malindikenya.net era nel popoloso quartiere periferico di Kwachocha per cercare, con la comunità della zona, di fermare l’ennesimo crimine contro la Natura.
Il baobab del campo di calcio di Kwachocha ha già superato i mille anni, le leggende degli anziani del luogo e la loro esperienza nel contarne le “rughe” raccontano che ne abbia seimila.
Quel che conta è che, speriamo non troppo tardi, il proprietario del terreno dove il baobab è sempre stato, sia stato fermato.
"La sopravvivenza di questo simbolo della nostra tradizione e della Natura deve diventare un esempio per tanti altri abusi di questo genere - spiega Katoi Wa Tabaka, musicista e operatore culturale - abbiamo bisogno dell'aiuto di tutta la comunità e delle associazioni ambientaliste, come delle istituzioni per trovare la maniera effettiva ed esecutiva per impedire l'abbattimento di piante secolari e sacre"
Oggi ci sarà una riunione e si dovrà stabilire se i permessi che dice di avere in mano sono validi. Non esiste una vera e propria legge che vieti l’abbattimento di piante secolari, ma è possibile invece dichiarare anche dei baobab, esattamente come fenomeni carsici, grotte o vecchie rovine, monumenti nazionali e proteggerli o quantomeno evitarne la distruzione.
A questo punto il baobab di Kwachoca potrebbe diventare un simbolo di questa battaglia.
Vi aggiorneremo presto sull’operazione.
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