Se avete in mente una vacanza sulla costa del Kenya o nel suo immediato entroterra, seguite il mio consiglio: programmate di visitare uno dei pochi baobab millenari che ancora abitano questa terra o, al massimo, se durante una delle vostre escursioni ne vedete uno, molto grande, chiedete di potervi fermare al suo cospetto. Guardatevelo tutto, esploratene la corteccia vissuta, le crepe e i disegni che nei secoli ne sono stati creati, osservate la maestosità delle radici, l’imponenza dei rami, i pertugi e i nodi.
Alcuni sono concavi e nascondono segreti, sono o furono riparo per animali o addirittura uomini, intere famiglie, oppure serbatoi d’acqua o magazzini per generi di conforto.
Cercate un anziano della zona e fatevi raccontare la sua storia, perché ogni baobab secolare ha una storia, una leggenda ed un nome che lo identifica con essa. Ai piedi di quell’albero si sono succeduti riti di pioggia, fertilità, comunioni con la natura e tra esseri umani, sono state prese decisioni e processate persone.
Sotto quel baobab ci si è riparati dalle piogge e si sono intonati canti che i bambini hanno imparato dai nonni e che a loro volta hanno poi insegnato ai nipoti. Quel baobab ha offerto ristoro in tempo di siccità e di carestie, la polvere vitaminica dei suoi frutti ha salvato bambini da malattie infantili, ha dato loro la forza di camminare e andare a scuola, quando i genitori non avevano di che nutrirli.
Quando sarete in Kenya, andate a trovare un baobab, troverete la storia dell’Africa.
Fatelo ora, perché presto, ringraziando chi è convinto che un muro di cemento o una mazzetta di banconote abbiano più valore di un baobab, potreste non trovarne più tanti.