Ambiente

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Kenya, banco di prova per l'economia green

Dopo Glasgow, in tanti vogliono investire qui

10-11-2021 di Leni Frau

La presenza mediatica rilevante del Kenya all’ultimo convegno sul clima di Glasgow, con il Presidente Kenyatta che si è speso in prima persona e ha chiesto sostegno all’occidente per tutta l’Africa “che paga in gran parte le colpe del resto del mondo”, si sta facendo sentire all’atto pratico.
La giovane avvocato Elizabeth Wathuti, che ha raccontato episodi di cui è stata testimone di come la mancanza d’acqua e di piogge stanno creando danni permanenti in Kenya, la piccola Ian Gunga Mzee che ha presentato un manifesto sulla decarbonizzazione, hanno fatto luce sul Kenya come la nazione africana più sensibile sull’ambiente e sulla necessità di cambiare rotta per salvare il mondo.
Così ora l’attenzione di multinazionali e di aziende “green” si è spostata su Nairobi e dintorni.
Dopo i processi già iniziati riguardo al riciclo della plastica e all’abolizione delle bottiglie che dopo l’esperimento positivo nei parchi e nelle riserve potrebbe essere applicata a tutto il paese, si sta pensando ad abbassare le emissioni che portano inquinamento.
L’energia pulita del Kenya è ormai la principale fonte di corrente, ma il trasporto su ruota ancora crea grandi problemi. Così dopo l’ingresso nel mercato della società scandinava Nopea, che ha portato auto elettriche per il noleggio e per il servizio taxi Uber, e altre due aziende (Opibus e Kiri)che convertono i fuoristrada diesel da safari in auto elettriche, un altro brand sta per operare una vera rivoluzione: trasformare i matatu diesel in servizi di trasporto pubblico totalmente elettrici.
“Green Bus” a Nairobi, Mombasa e nelle principali città del Kenya, questa la scommessa di BasiGo, una start-up che vuole trasformare il mondo dei trasporti in Kenya e in tutta l’Africa. Si stima che in Kenya operino oltre 30 mila matatu diesel. La loro trasformazione in portatori sani di energia pulita, ricaricando i mezzi ogni 250 km, sarebbe un'incredibile boccata d'ossigeno per le città.
Questo solo per i motori, ma anche per il riciclo si sono mossi imprenditori privati, come un tycoon dello Zimbabwe che vuole dare lavoro a migliaia di povera gente dello slum di Kibera per creare il più grande punto di raccolta e riciclo del continente.
Allo stesso tempo bisognerà pensare a quella che è la sfida maggiore del paese, lo smaltimento dei rifiuti. Non solo la plastica riciclabile, ma tutto il resto. Ormai l’aria delle città e cittadine è impestata da fumi tossici di ogni tipo e la crescita economica del Kenya non può più permettere discariche a cielo aperto. Anche per questo vi sono società pronte ad operare, ma mancano fondi e sponsorizzazioni importanti. Ogni giorno piccole realtà keniane aprono raccolte fondi, “crowdfunding” con progetti più o meno seri e realizzabili.
Certo è che la frontiera ecologica del Kenya è quantomai aperta ed appetibile per chi vuole fermare la morte lenta della terra, ci tiene al futuro dei suoi figli (di ogni nazionalità e luogo) ed allo stesso tempo sa di poter avere anche un guadagno. Per tutto questo l’Africa è il giusto ambiente e il Kenya è uno dei paesi che ha già iniziato a muoversi.

TAGS: kenya greenecologia kenyaemissioni kenyaambiente kenyaclima kenya

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